Dopo le vicende riguardanti l’oncologo barese Vito Lorusso, arrestato il 12 luglio per concussione e peculato e sottoposto agli arresti domiciliari dal 15 luglio, anche altri medici in servizio all’Istituto Tumori Giovanni Paolo II sarebbero adesso nel mirino degli inquirenti.

I dottori in questione, così come Lorusso, avrebbero tenuto comportamenti irregolari nei confronti dei loro pazienti e dell’azienda per cui lavorano, facendo estendere le indagini del Nucleo ispettivo regionale sanitario (Nirs). Negli esposti arrivati nei mesi scorsi, alcuni anonimi ed altri con nomi e cognomi, viene raccontata una realtà molto simile a quella che ha portato all’arresto del primario. “Ce ne sono altri di medici che fanno questo. Ora è diventato quasi un obbligo se vuoi essere curato”, scrive L.M, o ancora aggiunge N.N.: “Quando contattai un noto medico mi ricevette alle 9 di domenica e mi disse ‘se avete proprietà preparatevi a venderle‘”.

Nel caso Lorusso, i controlli effettuati dalla Polizia Giudiziaria hanno evidenziato come i nomi dei pazienti che gli avrebbero consegnato denaro non figurano tra quelli che avrebbero prenotato visite né tramite il Servizio sanitario nazionale né tramite il Cup. L’oncologo sembrerebbe abbia preso alcune precauzioni quando parlava con i pazienti, ma allo stesso tempo commesso passi falsi. Tra gli errori risulterebbe che si sarebbe fatto pagare con i bonifici da alcuni assistiti. L’esempio è quello di una donna che il 20 giugno si sarebbe recata in visita dall’oncologo Lorusso, senza avere alcuna prenotazione al Cup né fattura, il medico avrebbe chiesto se avesse del contante e lei avrebbe risposto: “Pago con il bonifico, come abbiamo sempre fatto”.

Approfondimenti sono in corso per capire se le cose, in quel reparto, funzionassero così anche in passato e quanti medici sarebbero coinvolti in tali attività illecite.