“Abbiamo segnalato e trasmesso alla Procura della Repubblica un’istanza finalizzata a chiedere un corposo intervento almeno per gli aspetti che attengono delle accuse che hanno una rilevanza penale”. Saverio Andreula, presidente del Collegio Ipasvi di Bari, ha deciso di passare dalle parole ai fatti.

Dunque, prima ha chiesto che vengano fuori nomi e cognomi di chi ha avuto comportamenti irresponsabili o, peggio ancora, illegali, tra medici e infermi 118, finiti tutti insieme in un grosso calderone sulla graticola in conseguenza la lettera del coordinatore barese Antonio Dibello, poi l’Ipasvi ha chiamato in causa direttamente la magistratura e le amministrazioni competenti, ovvero la Asl Bari e l’Azienda Ospedaliera Policlinico.

“Abbiamo chiesto chiarezza – ha aggiunto Andreula – abbiamo chiesto di accertare le responsabilità, non è possibile spare nel mucchio, usare il fucile a pallettoni e colpire all’impazzata. A tutti quelli che sono indignati per essersi sentiti chiamati in causa ingiustamente diciamo: vediamoci, incontriamoci e approntiamo tutte le iniziative, anche di carattere giuridico, per ottenere chiarezza e nel caso anche un equo risarcimento”.

Solo ieri l’altro protagonista della vicenda, il direttore della centrale operativa 118 Gaetano Dipietro, evidentemente stanco delle critiche piovutegli addosso da più fronti e soprattutto di vedere ignorare le sue segnalazioni, ha messo nero su bianco la sua versione dei fatti, ricostruendo la cronologia dei fatti. Il polverone sollevato dalle polemiche sembra destinato a non posarsi ancora per un po’.