C’è da vergognarsi di questo Consiglio comunale. Punto. Lo abbiamo detto in prosa e in musica in questi lunghi mesi in cui si sono buttati dalla finestra del Palazzo in corso Vittorio Emanuele i soldi dei baresi. Ormai le metafore non bastano più a descrivere la situazione allo sbando.

Dopo il disastro di ieri, in cui abbiamo raccolto al microfono l’imbarazzo dei consiglieri di maggioranza, oggi non si è riusciti a mettere insieme neppure 12 presenze per procedere all’appello e dare avvio all’assise in seconda convocazione.

In trenta giorni si tratta del sesto Consiglio comunale su 7 andato deserto. L’unico in cui si è riusciti a discutere è quello della vile offesa alla consigliere Melini, diventato ormai l’argomento centrale del dibattito politico. Una specie di distrazione di massa, in cui si minaccia la querela se non dici ciò che ci si vuol sentir dire.

Non ci sono giustificazioni. non c’è impegno personale che tenga, soprattutto quando ci sono in ballo gli interessi dei baresi e di una città con una guida sempre meno autorevole e presente, persa nei mille impegni delle sue molteplici cariche. Mio nonno lo diceva: il troppo stroppia. La cosa peggiore è che nella sala giunta e nei corridoi di Palazzo di Città, mentre in 10 rispondevano all’appello (Michele Caradonna, Giuseppe Carrieri, Irma Melini, Francesco Colella, Romeo Ranieri, Michele Picaro, Fabio Losito, Massimo Maiorano, Michelangelo Cavone, Pasquale Di Rella) altri consiglieri – ben più dei 2 necessari a rendere valida la seduta – davano l’aria di bighellonare senza avere apparentemente nulla da fare.

I presenti hanno visto tanti soldatini eseguire un ordine di scuderia. Nessuno ha sentito il bisogno di disobbedire e rispondere: presente. È arrivato il momento di andare tutti a casa. Siamo contro a prescindere? Siamo contro il sindaco Decaro? Siamo grillini e amoreggiamo con il centrodestra? Assolutamente no. Lo sanno bene anche i paladini a prescindere di questa maggioranza. Non si può negare l’evidenza e le cose vanno dette per quelle che sono. In questo caso la parola che meglio sintetizza l’andazzo è: vergogna!