Le indagini condotte recentemente a Bari(che hanno coinvolto anche l’azienda Maldarizzi e Amtab) hanno portato alla luce un’attività criminale sorprendente: il coinvolgimento del clan mafioso Parisi nel settore del commercio del caffè. Secondo quanto emerso dagli atti della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Bari, il clan avrebbe stretto il controllo su questa industria, costringendo diverse attività commerciali, tra cui bar e locali, a vendere esclusivamente il caffè proveniente dalle sue reti, spesso ottenuto attraverso transazioni illecite.

Questo settore si è rivelato particolarmente attraente per il clan Parisi, poiché consente di ottenere profitti considerevoli con investimenti minimi. Le indagini indicano che il clan sarebbe riuscito a guadagnare circa 10 euro per ogni chilo di caffè venduto, grazie all’investimento di denaro sporco. Tuttavia, questa pratica ha comportato danni significativi all’economia legale e alla concorrenza leale, poiché le attività coinvolte ricevevano in cambio protezione mafiosa e i proventi delle vendite risultavano elusi dalle imposte.

Tra le imprese coinvolte, secondo gli inquirenti, vi sono Torregina Caffè, Raro srl e Caffè Sartoriale, tutte riconducibili al clan Parisi. Tommaso ‘Tommy’ Parisi, noto cantante neomelodico e figlio del boss ‘Savinuccio’, risulta coinvolto con Torregina Caffè, mentre Massimo Parisi, fratello del boss, risulta essere “socio occulto” di Raro srl. Attualmente, tutti e tre si trovano dietro le sbarre.

Il modus operandi del clan nel settore del caffè è stato descritto come una pratica imprenditoriale caratterizzata da estorsioni e imposizioni implicite, che offrono protezione mafiosa alle imprese coinvolte e favoriscono i profitti illeciti. Questo nuovo scenario evidenzia le sfide continue affrontate dalle autorità nel contrastare l’infiltrazione della criminalità organizzata in settori economici cruciali, sottolineando l’importanza di una risposta robusta e coordinata per proteggere l’integrità del tessuto economico e sociale della comunità.