L’oncologo Vito Lorusso ha lasciato il carcere il 15 luglio ed è ora agli arresti domiciliari, dopo essere stato arrestato la mattina del 12 nel suo studio all’interno dell’Istituto Tumori Giovanni Paolo II; il primario deve rispondere dei reati di concussione e peculato perché avrebbe intascato denaro dai suoi pazienti, promettendo loro di far saltare la fila nelle liste d’attesa; al momento vi sarebbero ben 15 episodi contestati dalla Procura.

Ma non è finita qui, l’uomo è anche accusato di non aver versato all’Oncologico una parte dei proventi guadagnati con l’intramoenia. Il medico sarebbe stato colto in flagranza di reato, subito dopo aver ricevuto l’ultima mazzetta da 200 euro da un paziente per una visita di controllo, che è invece garantita gratuitamente dal sistema sanitario nazionale. Il professionista si è giustificato dinanzi agli inquirenti dicendo che quei soldi erano “solo un regalo da parte di un paziente” con cui ormai si era instaurato “un rapporto d’amicizia”.

L’esperienza di una paziente

Ogni volta che volevo un consiglio o una parola di supporto lui è sempre stato disponibile, a qualunque ora, anche di notte quando credevo di non potercela fare! Questo è il Mio medico! Ho passato giornate intere nella sua stanza, ho ascoltato le sue telefonate, il suo volto aveva sempre un velo di preoccupazione nei confronti del paziente – racconta una sua paziente. L’ho visto accogliere chiunque bussasse alla sua porta e mai a discapito del prossimo; lui il giuramento di Ippocrate non l’ha mai tradito. Ho passato ore per fare terapia insieme ad altre amiche di percorso che come me lo stimano anche oggi!“.
“Con lui ho fatto tutto il percorso terapeutico necessario e che oggi mi consente di essere qui a scrivere questo post. Non mi ha mai chiesto soldi, anche quando ero io a chiederglielo. Le sue parole erano: ti ci porterò io mano a mano come fossi mia figlia; un giorno lo ha fatto veramente: è stato seduto al divano accanto a me dicendo: tu dormi io ti devo guardare. Sono certa che, come ha affermato quel paziente appena uscito dalla sua stanza, quei soldi erano un regalo, perché all’estrema disponibilità di una persona che si mette sempre a disposizione ognuno di noi cercherebbe di ricambiare in qualche modo!”, conclude la donna difendendo l’oncologo.