Fonte Twitter

I coloni israeliani sono penetrati nel villaggio di Turmus Aiya, vicino a Ramallah, prima di incendiare oltre 60 veicoli e dare alle fiamme 30 abitazioni appartenenti a residenti palestinesi. Hanno agito questa notte, spinti dal desiderio di vendetta per i morti di un attacco terroristico messo in atto a Eli, nei pressi di Nablus, lunedì scorso. Secondo un rapporto citato da The Jerusalem Post, funzionari della Difesa affermerebbero che circa 200 israeliani sono entrati nel villaggio della Cisgiordania con il chiaro intento di incendiarla in risposta al micidiale attacco di Eli. Il sindaco locale avrebbe riferito che 12 persone sono rimaste gravemente ferite e una di loro non avrebbe retto, perdendo la vita mentre veniva portata in ospedale verso Ramallah. Si tratta soltanto dell’ultimo episodio delle violenze che sarebbero considerevolmente aumentate da quando un leader jihadista è morto in un carcere israeliano.

Scontri con Polizia e mezzi di soccorso

Uno dei palestinesi è stato colpito dopo aver aggredito agenti e Vigili del Fuoco che erano sul posto per rispondere a un incendio scoppiato vicino alla città; questo quanto ha fatto sapere la Polizia. Successivamente, secondo i media locali, sarebbero scoppiati violenti scontri tra i palestinesi e gli israeliani mascherati a Turmus Aiya; gli agenti e i mezzi delle Forze israeliane sarebbero stati bersagliati con lancio di pietre. Le Forze di Difesa hanno ribadito ferma condanna a qualsiasi attacco contro civili e residenti palestinesi, sottolineando che fatti simili non farebbero che ostacolare il reale obiettivo della loro presenza in Cisgiordania: prevenire e combattere il terrorismo contro lo Stato ebraico.

L’attentato di Eli

I coloni israeliani avrebbero agito per vendicare l’attentato di Eli, messo in atto lunedì in una stazione di servizio vicino a Nablus. Cinque attentatori palestinesi hanno aperto il fuoco ferendo diverse persone e uccidendo quattro israeliani. Le Forze di Difesa sono riuscite a neutralizzare uno dei terroristi, ma l’evento ha creato forte indignazione a Tel Aviv, stimolando l’azione di circa 200 coloni che hanno deciso di mettere a ferro e fuoco Turmus Aiya durante la notte appena trascorsa con l’aiuto delle bande che stazionano nelle colline sopra il villaggio.

Il deputato israeliano Gilad Kariv, membro del Partito laburista, avrebbe dichiarato che la violenza dei coloni sarebbe un risultato diretto del fatto che il Governo ebraico chiude un occhio quando si tratta di violenza da parte dei giovani in cima alle colline. “Se questo fenomeno di vendetta e odio non viene soppresso dalla legge e dalle Forze dell’Ordine, vedremo di più e altro sangue versato“, ha scritto il deputato secondo The Jerusalem Post. Lo Stato ebraico autorizzerà la costruzione di mille nuove case nell’insediamento di Eli. Lo ha fatto sapere l’ufficio del Primo ministro Benyamin Netanyahu in comune accordo con il ministro della Difesa Yoav Gallant e quello delle Finanze Bezalel Smotrich, capo del Sionismo religioso.

Condanna dall’Egitto e dall’Ue. Hamas esorta alla resistenza

Nella giornata di oggi l’Egitto ha rilasciato una dichiarazione, visibile anche su Twitter, in cui chiede l’immediata cessazione degli attacchi dei coloni contro le città palestinesi in Cisgiordania, sottolineando che condanna qualsiasi punizione collettiva inflitta ai civili palestinesi. L’organizzazione palestinese Hamas esorta alla resistenza e avverte: “Gli attacchi contro Turmus Aiya non intimidiranno il nostro eroico popolo palestinese e saranno accolti con maggiore fermezza e resistenza“, si legge in una comunicazione ufficiale. Abbastanza chiara anche la posizione dell’Unione europea sulla questione. “Condanniamo l’attuale scoppio della violenza dei coloni in tutta la Cisgiordania, che ha provocato inaccettabili violenze indiscriminate contro i civili palestinesi e la distruzione di proprietà palestinesi“; questo quanto si legge in una dichiarazione via social.

La escalation dopo il ritiro del disimpegno militare

Da quando, nel marzo scorso, il Governo Benjamin Netanyahu ha abrogato la legge sul disimpegno militare di Israele sulla Striscia di Gaza, ebrei e palestinesi hanno notevolmente aumentato attacchi terroristici e scontri a fuoco. Particolarmente prese di mira dai raid israeliani sono le città di Jenin, Nablus e Ramallah. Gli attacchi palestinesi, invece, si concentrano prevalentemente nella città di Gerusalemme, il cui territorio è stato raggiunto da missili lanciati da Gaza. Lo Stato ebraico, di recente, ha dovuto attivare le sirene anti missile dopo essere stato bersagliato con oltre 300 razzi in un solo giorno.