“L’abbiamo avuta a Casamassima, è bella grande, ariosa, c’è molta luce, è idonea anche per i bambini, è proprio quello che cercavamo”. Anna e Pino sorridono a trentadue denti, il loro lungo travaglio per non finire in mezzo alla strada, ma sotto un tetto degno di questo nome, si è finalmente concluso.

Li avevamo incontrati la prima volta a Barivecchia per raccontare la loro storia e dare voce al loro appello. Dopo una serie di proroghe, soprattutto a causa dell’invalidità della primogenita dei tre figli, era arrivato lo sfratto esecutivo, rinviato ulteriormente una prima e una seconda volta, mentre le parti cercavano una soluzione definitiva.

Quando tutto sembrava finalmente sistemato, a metà giugno una doccia fredda: ad Anna e Pino viene assegnata la casa in emergenza, ma la burocrazia impedisce la consegna delle chiavi, un colpo troppo duro da sopportare, tanto che Anna ha due volte tentato il suicidio.

Brutti ricordi. Anche stavolta siamo andati a Barivecchia, gli animi sono decisamente rasserenati: “È un giorno particolare, viene l’ufficiale giudiziario, ma non abbiamo più paura. Abbiamo le chiavi della nuova casa, stiamo già facendo la voltura delle utenze, giovedì traslochiamo”.

“Dobbiamo ringraziare l’avvocato Giacomo Olivieri – hanno tenuto a sottolineare Anna e Pino – il suo studio legale ci ha sostenuto dall’inizio fino alla fine, e anche qualcuno dell’amministrazione, che ha preso a cuore il nostro caso e dato la spinta finale”.

Polemico con l’amministrazione l’avvocato Olivieri: “Meglio di niente vista la gravissima situazione in cui si trovavano, ma mi sembra assurdo che nel 2017 il Comune di Bari sia proprietario di un immobile a Casamassima. Anna e Pino avrebbero dovuto essere ospitati a Bari e non sradicati dalla loro città”.