Il futuro della Bosch italiana e dello stabilimento di Bari è appeso a un filo, quello del diesel e della rottamazione. Se il Governo non dovesse rilanciare gli incentivi per i vecchi motori a gasolio da Euro 0 fino all’Euro 3, in tutto il Paese rischiano di andare in fumo 150mila posti di lavoro. Un’enormità. E tra questi, ovviamente, anche quelli dello stabilimento barese. A dirlo non siamo noi, per molti uccellaccio del malaugurio, bensì ancora una volta Gerhard Dambach amministratore delegato di Bosch Italia.

L’alto dirigente della multinazionale tedesca ha parlato ieri mattina a Milano, durante un evento in cui sono stati presentati i risultati finanziari di Bosch Italia del 2018. La crisi commerciale del diesel pesa eccome, nonostante, dati scientifici alla mano ha detto l’Ad, si tratti della tecnologia più pulita raffrontando i costi per l’utenza e la fruibilità dell’automobile come mezzo di mobilità individuale: “Sono a rischio, tra collaboratori e indotto delle varie aziende che operano nel nostro Paese nel settore diesel, oltre 150mila posti di lavoro”.

Negli ultimi mesi del resto, sia il numero uno di casa madre, l’amministratore delegato della Bosch, Volkmar Denner, sia lo stesso amministratore delegato di Bosch Italia, hanno parlato chiaramente di esuberi a proposito del sito industriale pugliese, continuando a spremere gli operai, da un lato, e dispensando premi di produzione a questo o a quel sindacalista per aver presentato progetti non poi così originali, dall’altro.

Gerhard Dambach ha confermato di aver chiesto un tavolo di lavoro a Roma con tutti i ministeri, il futuro di Bari, con la produzione dedicata alle pompe diesel per gli impianti Common Rail, dipende da questo: ”Tutti attendono nuove linee di prodotti, abbiamo perso due anni nella riconversione, ma con i tempi tecnici questo può accadere solo in parte”.

“Abbiamo spostato a Bari alcune produzioni utilizzate nello stabilimento di Nonantola – ha aggiunto – e stiamo già fabbricando parti di meccanica di precisione che erano state assegnate a fornitori esterni, ma su questo ci sono problemi fiscali e burocratici che impediscono il flusso di questa sub-produzione tra gli stabilimenti Bosch in Europa”.