Una ballerina, ragazza 20enne, lascia cadere la parte superiore del costume e mostra il seno. Sul palco del Teatro Petruzzelli va in scena la prova dell’opera in quattro atti “Adriana Lecouveur”. Il regista e costumista, Giovanni Agostinucci, ha previsto quella interpretazione e il ballo a seno nudo di una delle tre dee che contente il premio di Paride.

In quel momento dal coro – i coristi sono truccati e vestiti con gli abiti di scena – qualcuno si lascia andare a commenti indicibili. La ballerina scoppia in lacrime e denuncia l’accaduto alla Fondazione Petruzzelli, impegnata da subito nella ricerca dei responsabili di quelle frasi sessiste da enoteca mal frequentata.

Proprio gli abiti di scena e il trucco rendono irriconoscibili gli scaricatori di porto impegnati nel coro del Petruzzelli. Nel giorno della festa della donna, a indignarci non è solo l’accaduto specifico, di cui veniamo a conoscenza dopo aver pubblicato le ire generiche della Cisal, ma la reazione di alcuni sindacati. Niente di personale, ma per esempio dalla Cgil, paladina della difesa dei più deboli e in prima linea nella lotta contro il maltrattamento delle donne, ci saremmo aspettati maggiore determinazione. Le malelingue dicono che nell’episodio possa essere coinvolto proprio uno dei suoi iscritti o della Uil, un altro dei sindacati il cui comportamento appare discutibile.

A riferirci dell’accaduto e del comunicato della Cisal è stato proprio uno dei coristi, evidentemente indignato per le frasi pronunciate all’indirizzo della ballerina. Nel pieno dell’indagine condotta dal sovrintendente Biscardi, i coristi iscritti a Cgil e Uil hano rifiutato di essere ascoltatimimosa, salvo poi andare al cospetto del sovrintendente accompagnati dai sindacalisti di riferimento. Nel paese delle indagini, spesso dall’esito sconosciuto, ancora una volta il colpevole non trova il coraggio di ammettere le proprie colpe, più semplicemente di chiedere scusa. Nel giorno della festa della donna, una sola parola: vergogna.