“Se Daniele Piervincenzi (quello del naso rotto) avesse fatto il bravo giornalista, tutto questo non sarebbe successo. Oltre al naso rotto, avrà anche il deretano al messo, visto che Casapound lo ha querelato”. La convinzione di scrivere qualcosa sul colpo di Spada in faccia al giornalista della trasmissione ‘Nemo’ è arrivata dopo aver letto il post del carabiniere sulla sua pagina Facebook.

Niente di trascendentale, non fosse che l’autore è un militare dell’Arma, magari uno di quelli che fa lo sceriffo con i cameraman per evitare di essere ripreso senza cappello o con la sigaretta in mano.  In tante occasioni ho agito come il collega Piervincenzi e come chiunque altro faccia nello stesso modo per attitudine o necessità da trincea. Qualche volta ho rischiato la pelle, preso schiaffi, ricevuto minacce di morte, telefonate anonime e sono stato pedinato da loschi figuri, così come non si contano le mani sull’obiettivo della telecamera e le querele.

Sono indagato, imputato, ma ho anche consentito a magistrati, poliziotti, finanzieri e colleghi del carabiniere di smascherare truffe e illeciti di varia natura. Tutto questo perché sono stato invadente, mai presuntuoso, così come sono certo in quel momento non lo è stato Piervincenzi. In quelle circostanze si rischia grosso e devi avere una massiccia dose di paura per portare a casa la pelle. Non si fa nulla a cuor leggero, mai. La fama? Non è una ricompensa adeguata.

A casa ho due bambini piccoli, gli tolgo tempo per sostenere le cause di persone che neppure conosco, combattere battaglie non mie, solo per quella maledetta voglia di andare fino in fondo alle cose, a costo si sembrare invadente e presuntuoso. Ho letto e sentito migliaia di commenti sulla questione, molti dei quali fatti da persone che in una situazione del genere non sono mai stati. Non so quanto guadagni Piervincenzi, io certamente non abbastanza per i rischi che corro.

Ha ragione il carabiniere, il collega avrà il deretano mal messo, ma non per la querela di Casapound, piuttosto per il genere di commenti come il suo, quello di un uomo in divisa che, nel caso dovesse rimanere ferito o morire nel corso di un blitz, se la sarebbe andata a cercare. Lo fai perché credi in qualcosa. In caso contrario facciamoci tutti i fattacci nostri, lasciamo che ognuno possa delinquere senza essere scoperto, che i corruttori ed i malviventi possano prendere il potere, infiltrarsi nelle pubbliche amministrazioni. Follia.

La nostra solidarietà va a tutti quei giornalisti che non ricevono solidarietà pubblica, gesti eclatanti di riconoscenza, ma che tutti i giorni lavorano in trincea senza neppure essere giustamente ricompensati. Per il resto su Facebook ognuno è libero di dire ciò che crede.