Il Partito Democratico, interpellato a quei tempi da noi, aveva risposto con una supercazzola senza precedenti. Sembrava che nessuno avesse concordato e pagato le spese per la realizzazione del palco per il comizio di Matteo Renzi all’esterno del Petruzzelli. Comizio a sostegno del candidato sindaco e amico di Renzi, Antonio Decaro. Avevamo chiamato il partito dop questasconcertante intervista a Franco Mele, l’ex responsabile delle luci e fonica del Petruzzelli.

Già a quei tempi scoprimmo che a montare il palco per il comizio di Renzi, ma anche per quello di chiusura del candidato Decaro, erano state le stesse persone, tanto da parlare di un sistema PD. Ci risero tutti dietro, così come si faceva beffe di noi Vito Longo, poi arrestato insieme ad alcuni imprenditori per via delle presunte mazzette intascate per gestire gli appalti a Teatro. Nell’inchiesta, lo ricordiamo, ci è finita con accuse pesantissime anche Antonella Rinella (moglie di Longo), ex capo di gabinetto e assessore ai tempi in cui Michele Emiliano era sindaco di Bari e presidente della Fondazione. Un fatto gravissimo all’epoca, che dopo le dichiarazioni rilasciate da Mele nell’interrogatorio del 23 maggio scorso, assumono una connotazione inquietante.

Mele parla dei cosiddetti “lavori esterni”, ma che in realtà almeno in questi due casi, tanto esterni non erano essendo organici al Pd, il partito “egemone” all’interno della Fondazione Petruzzelli. C’erano appalti che non c’entravano un fico secco con la Fondazione, dove “Noi non guadagnavamo niente – spiega Mele – o addirittura perdevamo qualcosa perché Longo ci diceva di di non esigere alcun guadagno in quanto poi avrebbe compensato con altre fatture”.

E Mele tira in ballo il palco per il comizio di Renzi per la campagna elettorale di Antonio Decaro. “Longo ci ha proposto di fare il lavoro – continua – il contratto venne firmato tra la mia azienda (Crescendo Sistemi srl) ed il partito in breve tempo quasi in giornata per un importo di 5.000 euro più iva, su questo importo io ci perdevo in quanto un importo adeguato sarebbe stato intorno ai 10mila euro vista l’importanza dell’evento ma Longo mi fece capire che lavorando nel teatro c’erano da fare queste cose anche sottocosto in quanto avrei recuperato in futuro”.

Evidentemente qualcuno del Partito Democratico sapeva ed a chiuso quell’accordo, consapevole che il palco era costato meno di quanto sarebbe dovuto costare. Da quel palco poi, successe una cosa grave. Sulla struttura montata dal “gruppo di amici”, così come li definiva Mele nella nostra intervista dei tempi, Decaro diceva convinto che non avrebbe lasciato la città in mano a qualcuno che si lavava le scarpe con lo champagne: il suo avversario Mimmo Di Paola, che il palco se l’è pagato coi soldi propri, così come coi soldi propri s’è pagato la campagna elettorale.

Di Paola, che sulla sua pagina scrive un post molto duro: “L’uso delle società pubbliche per le proprie campagne elettoriali e per demolire avversari politici, è un veleno mortale per la democrazia e l’economia. Io quel palco lo ricordo bene! Fu da quel palco che il candidato Sindaco Decaro annunciò solennemente che “non avrebbe lasciato la Città nelle mani di uno che si lavava le scarpe con lo champagne”. Taceva, nel dire la colossale bugia che sarebbe diventata uno dei “mantra” della sua campagna elettorale”, che quell’idiota che avrebbe sprecato la gustosa bevanda per lavarsi le scarpe, aveva donato 800 mila euro a quella prestigiosa istituzione Culturale che veniva usata ora per attrezzare quella tribuna da cui egli ora lo diffamava. Il palco non era per Renzi, egli era solo tappezzeria e scena per dare credibilità al candidato,come il cinguettio tra Decaro e la Boschi sulla panchina, in compagnia di birra e focaccia”.

Sarebbe opportuno avere risposte chiare, senza giri di parole, a due semplici domande, banali per molti versi. Chi ha effettivamente pagato le spese delle campagne elettorali? A questo punto i dubbi sono legittimi. Chi ha beneficiato dello sconto sul montaggio del palco? Longo, Renzi, la Fondazione Petruzzelli, Antonio Decaro? Ricordiamo a tutti che quel gioro a Teatro era in programma la replica di un’opera e chi il direttore luci e fonica del Petruzzelli, invece di occuparsi delle messe a punto era all’esterno a montare il palco per il comizio elettorale. Speva il commissario, sapeva Vito Longo e sapevano anche in tanti del Partito Democratico.