«Sto dando una mano a degli amici che lavorano sempre insieme». Ci aveva risposto così Franco Mele, quando finalmente abbiamo potuto chiedergli perché il Petruzzelli continuasse a commissionare lavori alla sua ex azienda, ora amministrata dalla moglie, senza effettuare gare d’appalto nonostante ricoprisse il ruolo di responsabile luci e fonica del teatro. Torniamo per un attimo al 20 maggio. Il PD incarica un’azienda di allestire il palco su cui avrebbe tenuto il suo comizio il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Questa azienda, a sua volta, chiede al responsabile luci e fonica del Petruzzelli di sovrintendere i lavori. Sarà anche lui uno degli amici che lavorano sempre insieme. L’imbarazzo di Mele durante il nostro blitz è evidente (avremmo potuto affondare ulteriormente). Nonostante tutto, però, il tecnico diventato responsabile senza nessun concorso pubblico, rimane ben ancorato al suo posto. Ciò che più turba è l’altrettanto evidente livello di protezione.

Perché nessuno ha ancora fatto accomodare questo signore fuori dal Petruzzelli? E perché il PD continua a chiamare lui per sovrintendere la parte tecnica dei propri eventi? Ci sono disposizioni precise? Mele ha un tesimone di nozze eccellente, il direttore amministrativo della Fondazione Petruzzelli, il ragionier Vito Longo (Orrmai è cosa nota). Quest’ultimo è sposato con Antonella Rinella (PD), ora Capo di Gabinetto del sindaco uscente Michele Emiliano, segretario regionale del PD. La Rinella era stata anche assessore all’Innovazione Tecnologica durante la prima giunta Emiliano (esiste ancora quell’assessorato?). Longo non è il solo dipendente del teatro legato al PD. Da mesi denunciamo l’insopportabile incompatibilità che va avanti da anni. Secondo alcuni addetti ai lavori, Franco Mele avrebbe «dato una mano» anche in occasione di eventi organizzati direttamente dal Comune, come il Corteo Storico di San Nicola o durante le attività natalizie dello scorso anno. L’elenco è lungo. Nessuno ha mai sentito l’esigenza di ripristinare un minimo di trasparenza. Al contrario, si continua a procedere con affidamenti diretti e alcuni artifizi – neppure troppo astuti – sui quali faremo luce in seguito, diventati un diabolico modus operandi.

E veniamo alle fotografie – per molti versi inquietanti – allegate a questo articolo, testimonianza di una complicità che preoccupa gli addetti ai lavori e ci fa porre una domanda: dovesse vincere, Antonio Decaro sarà capace di fare un repulisti a teatro o dovrà rispondere anche lui agli ordini di scuderia? Il 23 maggio scorso, due giorni prima delle elezioni, Decaro chiude la sua campagna elettorale con un concerto sul Molo San Nicola. Quello stesso giorno, però, al teatro Petruzzelli va in scena una replica di “Pagliacci” per la stagione operistica. In teatro manca il responsabile di luci e fonica perché passa tutto il giorno a coordinare i lavori di allestimento del palco. I fogli che vedete nella galleria fotografica si riferiscono alle caratteristiche tecniche commissionate dal cliente (pare Declub, la struttura elettorale che fa capo a Decaro. Indirettamente al PD che, invece, aveva affidato direttamente i lavori per il palco di Renzi tre giorni prima). Sono gli stessi fogli con cui Mele viene immortalato tra le mani in altre immagini. Quelle schede sono state fotografate sulla scrivania di Franco Mele, all’interno del teatro Petruzzelli. Erano state lasciate in bella vista e chiunque avrebbe potuto dare un’occhiata. Un segnale preoccupante di quanto possa sentirsi protetta questa persona. In altre parole, mentre lavora a chiamata diretta, tra l’altro ben pagata con i soldi pubblici, Mele si occupava di mettere in piedi il palco per il concerto revival di Decaro.

L’ex fornitore fa tutto questo sotto lo sguardo attento di Vito Longo, il direttore amministrativo della Fondazione, anche lui ripreso nelle vicinanze del palco poco più di un’ora prima del concerto. In quel momento, evidentemente, neppure a lui interessa che il collaboratore – secondo quanto risulterebbe vincolato da un rapporto di esclusività – non sia a teatro, ma sul lungomare di Crollalanza (come testimoniano le foto di un post su Facebook che lo stesso Mele pubblica alle 21.49 – mentre a teatro va in scena l’opera – e della sua Bmw parcheggiata vicino al palco). Secondo alcune indiscrezioni, il sovrintendente Massimo Biscardi, impegnato a Bologna e perfettamente a conoscenza della situazione, non avrebbe autorizzato formalmente Mele a occuparsi dell’evento di Decaro, trascurando la recita in teatro. Carissimo signor Mele, in questo modo sono tutti bravi a fare gli imprenditori e a far fronte al pagamento delle rate dei loro leasing. Provi lei a dare spiegazioni agli imprenditori che hanno chiuso le proprie aziende a causa di questo sistema di spaventose clientele. E ora le ultime due domande, con la speranza che non restino ancora senza risposta. La prima la rivolgiamo al PD e al sovrintendente Biscardi: credete sia arrivato il momento di fare gare d’appalto per l’affidamento dei servizi e concorsi per l’assunzione – anche a chiamata diretta – del personale?

L’ultima domanda, invece, la facciamo al ragionier Vito Longo: con le centinaia di migliaia di euro che Franco Mele ha guadagnato nelle doppia veste di dipendente a chiamata del Petruzzelli e fornitore attraverso l’azienda intestata a sua moglie, quante attrezzature avrebbe potuto acquistare la Fondazione, evitanto così costosissimi e sistematici noleggi? Possiamo avere l’elenco completo di tutte le aziende che hanno noleggiato attrezzature? Questa volta, però, ragioniere, si faccia autorizzare a rilasciare dichiarazioni. Può stare certo che torneremo a porle altri ben più scottanti quesiti.