Negli ultimi tre anni abbiamo provato in tutti i modi a far parlare Vito Longo, il direttore amministrativo della Fondazione Petruzzelli e Teatri di Bari. Non ci siamo mai riusciti come avremmo voluto perché Longo tira fuori sempre la solita solfa: “Non possso rilasciare interviste”. Lo abbiamo capito, allora ci dica chi la censura, chi le impedisce di dire le cose pane al pane e vino al vino.

Lui che c’entra con il presunto spacchettamento degli appalti al Petruzzelli? Che ne sa della storia che certe aziende erano tanto sicure di vincere gli appalti, da lasciare le attrezzature in deposito nel teatro tra una gara e l’altra? Perché non risponde sul caso Franco Mele, considerato che il capo delle luci e della fonica del Petruzzelli avrebbe dato lavoro all’azienda di famiglia per 500mila euro? Come può un direttore amministrativo, in alcuni appalti persino responsabile unico del procedimento (Rup), il firmatario dei pagamenti, non sapere cosa succede sotto i propri occhi?

Non fosse doloso, il suo operato lascerebbe parecchi dubbi, soprattutto in tema di vigilanza e controllo se le teorie della Procura dovesso trovare fondamento nelle molteplici carte acquisite dal pm Buquicchio, ma soprattutto nelle tante persone ascoltate in questi mesi? Il direttore amministrativo della Fondazione smentisce l’ipotesi di essere iscritto nel registro degli indagati e dice di non essere preoccupato dalla turbativa d’asta ipotizzata dal magistrato, con la possibilità che si possa arrivare a ipotizzare anche il reato ben più grave di corruzione.

Ci scusiamo per aver rovinato la messa di San Nicola a Vito Longo, che ha avuto la sfortuna di intercettarci in piazza del Ferrarese. Non potevamo non chiedergli dell’inchiesta e della gestione degli appalti al Petruzzelli. Ecco com’è andata.