Mettersi in discussione, soprattutto quando già si conosce la risposta negativa sul livello di gradimento rispetto a ciò che si è fatto, è roba da pochi. In apparenza – ribadiamo, solo in apparenza – non è roba per questa Amministrazione comunale. Il guaio, però, è che il confronto con la cittadinanza sulla qualità dei servizi offerti non è un’opportunità, ma un dovere imposto dall’articolo 18 opties di una parte specifica del Regolamento comunale.

Il 20 maggio dell’anno scorso, per primi, vi avevamo dato notizia di un sondaggio sul livello di qualità assicurato da Amtab e Amiu, commissionato dal Comune di Bari alla Troisi Ricerche S.r.l., ditta mandante di un’associazione temporanea di imprese, alla modica cifra di 45.253 euro, iva esclusa. Il risultato di quel sondaggio fu disastroso, documentava un altissimo tasso di insoddisfazione.

Risultato rispondente alla verità, nonostante l’indagine fosse stata prevista dalla vecchia amministrazione guidata da Michele Emiliano, poi concretizzata dal successore Decaro e affidata all’agenzia di indagini statistiche che si occupò dei sondaggi di Michele Emiliano in campagna elettorale. Niente da eccepire, la vita è piena di corsi e ricorsi. Ciò su cui non noi, ma i baresi tutti, avrebbero molto da eccepire sta in un’altra circostaza: l’aver abbandonato il dovere di continuare a chiedere ai cittadini cosa pensano dei servizi loro erogati.

Facendo un passo indietro, anche nel caso di quella indagine, se qualcuno non si fosse messo col fiato sul collo per far venir fuori quanto emerso, chissà in quale cassetto sarebbe adesso sepolto il giudizio dei baresi. Ma torniamo all’articolo 18 opties di quel pezzo di Regolamento comunale. Quei risultati, non solo devono essere pubblicati, ma soprattutto devono essere ripetuti negli anni. Cosa abbastanza ovvia per capire come cambia, in meglio o in peggio, il livello di gradimento. Possiamo sbagliare, ma ad oggi non ci risulta una delibera di affidamento di un nuovo sondaggio, pur essendo passato ormai un anno.

Ci fosse e non lo sapessimo, saremmo alle prese con la solita cattiva abitudine di fare “zitto zitto in mezzo alla piazza”. Il problema vero è che la qualità dei servizi, quelli offerti dall’Amiu, ma soprattutto dall’Amtab, continua a non essere all’altezza di una città moderna, men che meno di un’Città Metropolitana che dice di aver avviato la trasformazione smart. Per rinfrescare la memoria ai più distratti, riportiamo pedissequamente i comma dell’articolo 18 opties.

Il Comune adotta strumenti finalizzati al controllo della qualità dei servizi erogati, sia direttamente, sia mediante organismi gestionali esterni, con l’impiego di metodologie dirette a misurare la soddisfazione degli utenti esterni ed interni dell’Ente; gli esiti dell’attività di controllo vengono pubblicati sul sito internet del Comune; l’attività di misurazione deve essere ripetuta per lo stesso servizio sottoposto ad indagine per più anni consecutivi, al fine di rilevare il miglioramento della soddisfazione dell’utenza; il Direttore Generale presiede alla funzione di controllo sulla qualità dei servizi di cui all’art 147co 2 lett.e), incentivando l’impiego di metodologie dirette a misurare la soddisfazione degli utenti interni ed esterni; rientra nella responsabilità dirigenziale dei singoli responsabili dei servizi l’attività gestionale per la misurazione della qualità.

La delibera della Giunta comunale che prevede i sondaggi è del 25 marzo 2013, la numero 145. L’oggetto? Approvazione regolamento organizzazione degli uffici e servizi del Comune di Bari e sistema integrato dei controlli interni. Controlli ai quali questa Amministrazione appare particolarmente allergica. Sì, proprio così, se si considera che ai consiglieri comunali, secondo quanto disposto dalla normativa vigente, è data la possibilità di partecipare alla verifica e all’attuazione del programma elettorale, anno dopo anno. Finora non è stato fatto. E chissà quanto altro bisognerà aspettare.