Antonio Decaro vara una giunta in cui quattro decimi degli assessori saranno probabilmente costretti a dimettersi o ad abbandonare i loro incarichi professionali. Una giunta presentata su un cantiere cittadino ancora aperto (e dunque riveniente dalla passata amministrazione che sempre di centro sinistra era), coreograficamente agghindato di caschi gialli: e quando lo hanno fatto Silvio Berlusconi o Mimmo di Paola si è parlato di inutile pagliacciata.

Una giunta preceduta da una politica degli annunci e delle slide molto renziana, grazie anche al fatto che il tessuto connettivo della “comunicazione” istituzionale e politica è tramato dalle  stesse mani e quindi è quasi una pro-forma che siano pressochè identiche.

Un Sindaco entrante che durante la presentazione della giunta,  prima assegna le caramelle della partitocrazia (al sociopiddino Marco Lacarra la “smart city”, alla cattopiddina Maria Maugeri il cimitero della Fibronit e altri siti inquinati, al multiversicolore Alfonsino Pisicchio l’area Metropolitana e niente a Sel) e poi se le riprende come biglie colorate alla fine del gioco.

Si pensava, in redazione, di ricevere una caterva di comunicati, commenti, precisazioni, proclami e gridi di guerra da parte del centro destra cittadino, in particolare dal manipolo di arditi eletti in Consiglio Comunale, anche se non ancora proclamati.  Macchè. L’unica voce che arriva è quella di un comunicato stampa  da una non meglio precisata “coalizione di centro destra” e non firmato da nessuno che chiede, in buona sostanza, la poltrona di Presidente del Consiglio Comunale.

Dopo dieci anni di finta opposizione e di silenzio assordante in Consiglio Comunale, si preannunciano altri cinque anni allineati e coperti per gli ex seguaci di Pinuccio Tatarella e Franco Sorrentino. Che siano diventati, sia pure a loro insaputa, Renziani?