Chi sa parli, i miei figli non erano soli il pomeriggio in cui finirono nel pozzo, sanno qualcosa i loro compagni di giochi e anche i loro genitori“. È l’appello di Filippo Pappalardi, il papà di Ciccio e Tore, i due fratellini scomparsi a Gravina di Puglia, una cittadina vicino Bari, il 5 luglio 2006. I corpi furono ritrovati all’interno di un pozzo, in una casa abbandonata, dopo un anno e mezzo di ricerche andate a vuoto.

A 17 anni dalla tragedia, il papà dei due bambini, Filippo, chiede formalmente di riaprire le indagini. Altre richieste erano già state poste ma respinte dalla Cassazione, e oggi il papà chiede chiarezza su eventuali responsabilità da parte di terzi. Secondo lui ci sarebbero lacune delle indagini e chiede assoluta giustizia.

L’appello: “Chi sa parli”

Filippo Pappalardi fu il principale sospettato in questa vicenda. Il 27 novembre 2007 fu arrestato con l’accusa di duplice omicidio aggravato da futili motivi e dai vincoli di parentela e occultamento di cadavere. Il 4 aprile 2008 ritornò in libertà e, l’anno successivo, la sua posizione fu definitivamente archiviata. Gli inquirenti conclusero che Ciccio e Tore fossero morti per via di una lunga agonia e per le ferite riportate a seguito della “caduta accidentale” nel pozzo. Il padre dei due ragazzini non crede alla tesi della procura: dopo 17 anni chiede ancora verità e giustizia per i suoi figli.