La foto di copertina ritrae un equipaggio del 118 stremato in attesa all’esterno del Musi, al Policlinico. La pressione sui pronto soccorso è massima, tant’è che mentre scriviamo all’ospedale San Paolo ci sono quattro ambulanze, tutte accese con pazienti in attesa di essere accettati da alcune ore.

Uno di questi è stato trasportato in ospedale per un problema cardiologico. È in ambulanza dalle 10.30. Il primo mezzo di soccorso è giunto alle 9.30. Le postazioni che stanno scoprendo il territorio sono quelle di Palo, Molfetta, Bari Pediatrico e Bari Tribunale. Quest’ultima se n’è appena andata col paziente ancora a bordo. Non sappiamo se diretta in un altro ospedale o a casa del paziente. La postazione di Palo ha sbarellato dopo 6 ore, scoprendo che il problema era l’impossibilità di mettere un uomo e una donna nella stessa stanza.

Pare che all’interno del Pronto Soccorso ci sia quasi il doppio dei pazienti rispetto ai posti letto previsti. Nel frattempo un covid positivo è stato trasportato nella sala rossa per una urgenza. Si aspetta, ma nel frattempo, fra scorte di ossigeno non sempre sufficienti, l’impossibilità di andare in bagno, la pioggia, il freddo pungente e la fame, ognuno si arrangia come può. Alcuni operatori del 118 in attesa, hanno ordinato un panino da Just eat. Giù la mascherina alla ricerca di un po’ di energie. L’acqua consegnata al Pronto Soccorso, dove hanno ormai il “domicilio” pronto, è stata data al paziente assetato che, almeno lui, ha potuto fare pipì nel pappagallo.

Le regole, la pazienza e le promesse dei vertici della sanità regionale stanno saltando poco alla volta. Le immagini dal “fronte” stridono con quelle delle ambulanze che trasportavano i primi pazienti positivi al Covid Hospital della Fiera del Levante scortati dalle Forze dell’Ordine. Ci si aggrappa al protocollo per quanto possibile, seppure anche in questo caso si cercano soluzioni alternative, come quella relativa alle barelle. I casi dei presidi 118 “sequestrati” dal disperato personale dei pronto soccorso aumentano. La postazione Bari Policlinico è in stand by ormai da ieri, a un’altra è stata tolta la barella un’oretta fa.

La situazione è così delicata che dal Coordinamento del 118, ieri per la prima volta, è stato ordinato alla postazione barese del Di Venere – lo ricordiamo tutte gestite ancora dalle associazioni di volontariato in attesa dell’internalizzazione del sistema – di sostituire l’ambulanza primaria con quella secondaria, con tutti i tempi di attesa legati alla sanificazione del mezzo e del personale, al trasferimento di medicinali e presidi sanitari e nonostante la tipologia diversa di barella montata sul cosiddetto messo sostitutivo.

Tutto questo senza sapere tempi certi in merito a nulla: di attesa per il paziente, di ritiro delle barelle, di scopertura del territorio. E intanto fuori da alcuni Pronto Soccorso si creano assembramenti di gente che aspetta di essere visitata e parenti senza risposte. La situazione è ben lontana dall’essere sotto controllo. La dedizione e lo spirito di sacrificio di medici, infermieri, soccorritori, operatori socio sanitari, stanno evitando quella che in caso contrario sarebbe una debacle totale. La tensione aumenta e spesso chi alza la voce lo fa contro altri poveri cristi.

Voi, intanto, continuate ad andare con vostra moglie a fare la spesa perché non sapete riconoscere la fragranze del deodorante; a trovare la scusa delle sigarette per incontrare l’amico; a organizzare Pasqua e Pasquetta. Il picco della terza ondata non è ancora arrivato, ma dopo un anno la pressione, fisica e psicologica, oltre allo stress, sono sempre più insopportabili.