“Io pensavo che il peggio fosse passato dopo aver superato 22 giorni di ossigeno su 25 di ricovero. Non sapevo cosa mi aspettasse dopo. Ora sono seguita da un equipe di specialisti, da uno pneumologo, da un cardiologo e da un ematologo specializzato in trombosi polmonari. Non ho mai preso così tante medicine in vita mia, non ho mai passato tanti giorni in ospedale per visite specialistiche, esami strumentali, analisi di laboratorio con un portafoglio a fisarmonica per affrontare un virus a cui molti non credono”.

Loredana qualche mese fa, con un video girato dalla stanza del Policlinico, aveva lanciato un appello dopo aver visto visto le immagini di un gruppo di ragazzi ad una festa: “Il covid non è un gioco e si può morire”. Parole forti di chi ancora oggi, nonostante la negativizzazione, è alle prese ancora con il virus.

“Quando chiedo ai medici quanto tempo ci vuole per guarire, loro sono molto vaghi – spiega Lorendana -. Dai 6 mesi ad un anno di terapia, se tutto va bene”.

“Abbiamo in Italia regioni che hanno deliberato l’esenzione ticket per covid e long covid, per cui tutto rientra come patologia – conclude -. Invece in Puglia al nostro governatore non interessa il problema, per cui a differenza della Lombardia, dell’Emilia Romagna e del Lazio, paghiamo tutto”.

Intanto nella Regione Puglia la curva dei contagi non arresta la sua crescita, anzi peggiora con il passare del tempo. Dal 6 al 12 gennaio si è passati dai 7532 ai 8131 casi, con un aumento dell’8% e con un’incidenza di 389 casi positivi per 100mila abitanti, secondo quanto riportato dai dati raccolti dalla fondazione Gimbe.

Dati superiori si registrano solo in Friuli, Sicilia, Veneto, Marche e nelle province di Aosta e Bolzano. In totale sono più di 55500 i positivi in Puglia, un dato superiore addirittura a quello della Lombardia. Uno scenario che porterà con ogni probabilità alla retrocessione dalla zona gialla alla zona arancione.