Sono ore decisive per il direttore generale del Policlinico, Giovanni Migliore, indagato per omissione di atti d’ufficio e morte come conseguenza di altro reato, nell’inchiesta aperta dalla Procura di Bari per i quattro decessi avvenuti tra il 2018 e il 2020, attribuite alla legionella secondo le indagini dei Nas, inchiesta che ha portato al sequestro con facoltà d’uso dei padiglioni Chini e Asclepios, con pesanti conseguenze sull’attività del Pronto Soccorso, tanto che il primario, Vito Procacci, ha chiesto al 118 di destinare al Policlinico solo codici rossi.

Il giudice per le indagini preliminari, Giovanni De Benedictis, deve infatti decidere sulla richiesta di interdizione avanzata dal pubblico ministero Grazia Errede, con il procuratore aggiunto Alessio Coccioli e sotto il coordinamento del procuratore reggente, Roberto Rossi, nei confronti di Migliore, indagato insieme alla direttrice sanitaria Matilde Carlucci, a quella amministrativa, Tiziana Di Matteo, al dirigente della direzione sanitaria, Giuseppe Calabrese, e al capo dell’area tecnica, l’ingegner Claudio Forte, su cui pende la stessa richiesta di interdizione.

Migliore, Carlucci e Di Matteo sono stati interrogati venerdì scorso, stamattina invece è toccato al capo dell’area tecnica Forte. Assistito dall’avvocato Francesco Paolo Sisto, Forte ha spiegato il suo ruolo e depositato un serie di documenti. Il capo dell’area tecnica del Policlinico ha sostenuto di aver fatto eseguire tutto quanto disposto dalla direzione, oltre a ciò che prevede l’appalto per la manutenzione delle reti idriche, dove la legionella si annida.

“L’ingegner Forte ha perfettamente adempiuto a tutti i propri compiti – ha detto l’avvocato Sisto dopo l’interrogatorio -, che sono di carattere esecutivo e riguardano la manutenzione ordinaria e non quella straordinaria. Abbiamo depositato documenti e respinto tutte le responsabilità. È stato fatto tutto quello che si doveva fare”.

Nei prossimi giorni sarà interrogato anche il quinto indagato, il medico della direzione sanitaria Giuseppe Calabrese, ma intanto i consulenti tecnici della Procura hanno depositato un documento con cui spiegano le tecniche di bonifica adottate dal Cto di Torino, dove la legionella è stata riscontrata l’anno scorso. Alla luce dell’esperienza del Cto, la bonifica si sarebbe potuta effettuare senza interrompere l’attività dei reparti.