Salgono a sette gli indagati da parte della Procura di Bari per la mancata bonifica del Policlinico di Bari da legionella, batterio che ha causato la morte di 4 persone tra il 2018 e il 2020. Gli atti delle due inchieste, quella che ha portato al sequestro con facoltà d’uso dei padiglioni Chini e Asclepios, e quella per la morte del pensionato 80enne Gennaro Del Giudice, sono confluiti in un unico fascicolo.

Agli indagati, il direttore generale, Giovanni Migliore, il direttore sanitario, Matilde Carlucci, al direttore amministrativo, Tiziana Di Matteo, al dirigente della direzione sanitaria, Giuseppe Calabrese, e al capo dell’area tecnica, Claudio Forte, si aggiungono il medico Antonio Perrone, che aveva in cura il pensionato 80enne Gennaro Del Giudice, e Carlo Sabbà, direttore reparto di Medicina interna “Frugoni”, dove la legionella è stata riscontrata anche a settembre scorso.

Dopo il rinvio dei giorni scorsi, sono iniziati questa mattina gli interrogatori di Migliore, della Carlucci, di Tiziana Di Matteo e di Giuseppe Calabrese, su cui pende la richiesta di interdizione; l’ipotesi di reato è omissione di atti d’ufficio e morte come conseguenza di altro delitto. Nei giorni scorsi i Nas sono tornati al Policlinico, dove sono stati sequestrati i computer degli indagati, dagli accertamenti emergerebbe che il Policlinico si sarebbe limitato a far scorrere l’acqua nelle tubature (l’alta temperatura è un rimedio noto contro il batterio) e sostituire i feltrini dei rubinetti.

Dalla consulenza tecnica disposta dalla Procura risulterebbe anche l’utilizzo di un prodotto non idoneo a tenere sotto controllo il batterio da parte della ditta incaricata della manutenzione. La difesa degli indagati, per i quali è stata chiesta l’interdizione, sostiene invece che i manager abbiano messo in campo tutte le azioni possibili e necessarie.