Oggi, 16 maggio, un articolo di Repubblica di Bari, riporta la notizia della condanna per diffamazione, e una multa di mille euro, nei confronti di una giovane mamma di un paesino nel leccese, per aver insultato e minacciato l’insegnante di suo figlio.      Stando a quanto riportato, l’ira della donna sarebbe dovuta all’aver trovato suo figlio ‘bagnato di pipì’ quando è andata a prenderlo da scuola. A seguito di ciò, alla maestra d’infanzia sarebbero stati successivamente indirizzati insulti e minacce sui social e di persona, come “accendi un cero in chiesa se oggi non ti ho picchiato”.

Ma episodi come questo non sono casi isolati: emblematico quello della mamma tiktoker di origini palermitane, che lo scorso marzo si immortalò in un video dai toni piuttosto accesi, per insultare l’intera categoria, di cui ‘in pochi si salvano’. In quel caso, a scatenare la sua rabbia erano stati i troppi compiti assegnati a suo figlio, ripreso in apertura del video in lacrime, d’avanti ai quaderni di scuola. E non è mancato il supporto da parte di altri genitori che si sono sentiti rappresentati da quella mamma ‘stanca’ di vedere suo figlio in quelle condizioni. La donna si era in seguito scusata per le parole forti usate durante lo ‘sfogo’ diventato virale, ma nonostante ciò è stata comunque querelata dall’associazione degli insegnanti Professione Insegnante.

Proprio in quell’occasione il professor Salvo Amato, portavoce dell’associazione, aveva ribadito: “Noi insegnanti non siamo solo dei lavoratori, il nostro lavoro ha una funzione sociale che va tutelata e difesa”. Amato ha spiegato quanto fosse importante “non far passare come ‘normali’ offese a un’intera categoria che svolge un lavoro bellissimo, complicato e importante per i nostri figli e per tutta la società”.

All’interno del contesto ‘alleanza scuola-famiglia’, vicende come queste mettono invece sempre più in evidenza un clima più competitivo che collaborativo, in cui a rimetterci non sono solo insegnati demoliti da genitori troppo invadenti, né genitori frustrati dal vedere i propri figli abbattuti da quella stessa istituzione che dovrebbe invece guidarli nella crescita; a rimetterci sono prima di tutto i bambini e i ragazzi, quando quella ‘alleanza’ non solo non c’è, ma diventa il pretesto per sollevare vere e proprie battaglie, che creano divari sempre maggiori tra famiglie e insegnanti. Divari che spesso mettono in secondo piano il loro comune obiettivo, ovvero guidare, essere da esempio e ispirare i giovani verso il loro futuro.