Sono scesi in piazza XXVI maggio 1734, davanti alla Basilica dei Santi Medici a Bitonto, per manifestare tutto il loro dissenso; sono estetisti, parrucchieri, titolari di centri estetici, attività fortemente penalizzate dalle restrizioni della zona rossa per la pandemia.

Le aperture a singhiozzo, condizionate a dispositivi di sicurezza e protezioni studiati per evitare la diffusione dei contagi, hanno forse perfino peggiorato la situazione economica del settore, costretto a stare fermo mentre la diffusione del virus corre, specialmente in Puglia.

Il malcontento sociale è generalizzato, il rischio che le scene viste ieri a Roma, coi manifestanti a braccia alzate contrapposti agli agenti di Polizia, non rimangano isolate è altissimo. A Bari questa mattina diversi commercianti hanno rialzato la saracinesca in segno di protesta.

Tornando a protesta di Bitonto, i manifestanti vorrebbero lavorare e non possono, mentre chi se ne frega delle regole opera in nero, senza garanzie a tutela della salute. Eppure, questa la tesi, lavorando su appuntamento, come succede da sempre, le possibilità di assembramento sono praticamente inesistenti, oltre al fatto che “basterebbe” vaccinare gli operatori per mettere il comparto e la clientela al riparo.

Contro il lavoro nero Confartigianato, Cna e Casartigiani in meno di una settimana hanno raccolto ben 50mila firme, per chiedere la riapertura delle imprese di acconciatura ed estetica. I presidenti delle tre Confederazioni dell’artigianato e delle Pmi hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio Mario Draghi e ai Ministri dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, della Salute Roberto Speranza, degli Affari Regionali e Autonomie Mariastella Gelmini.

“Chiediamo al Governo di intervenire con urgenza prevedendo la riapertura delle attività di acconciatura e di estetica nelle zone rosse – dicono – per evitare il protrarsi della situazione di pericolo per i cittadini”.

“Le imprese del settore – scrivono Marco Granelli, Presidente di Confartigianato, Daniele Vaccarino di Cna e Giacomo Basso di Casartigiani – hanno accolto con grande senso di
responsabilità i rigorosi protocolli igienico-sanitari, rispondendo con diligenza e rigore alle
indicazioni del Governo, per evitare la diffusione del virus e hanno organizzato le attività su
appuntamento in modo da non generare assembramenti”.

“Non è un caso quindi che non vi siano state in questi mesi evidenze di contagi all’interno dei saloni e dei centri estetici, ove è stata sempre garantita la massima sicurezza per operatori e clienti. La sospensione delle attività – sottolineano – oltre a creare un danno economico insostenibile per le imprese del settore, ha favorito la rischiosa ed ormai ingestibile proliferazione dell’offerta irregolare, incentivando di fatto l’erogazione di servizi a domicilio, in assenza dei più comuni requisiti igienico-sanitari dettati dalle normative di settore e delle misure anti-contagio previste per lo svolgimento di tali attività”.