foto di repertorio

La paura di contagio da coronavirus, in Puglia, sta facendo più “vittime”, tra virgolette si intende, di quante ne abbia fatte il temibile virus nella realtà dei fatti. Al netto dei diversi casi sospetti fin qui segnalati, risultati fortunatamente tutti negativi, la gente ormai lancia occhiatacce a quanti starnutiscono o tossiscono in pubblico, come se fosse una cosa di cui vergognarsi.

Notizia di oggi l’attivazione da parte della Regione Puglia di un numero verde dedicato e di una casella email a cui, chi torna da Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna, deve scrivere per informare le autorità sanitarie. Le agognate mascherine non si trovano, tanto che i Medici di Continuità assistenziale hanno inviato una formale diffida ai direttori di tutte le Asl italiane.

Proprio a una Guardia Medica del Barese è arrivata una telefonata che testimonia quanto la percezione stia giocando un ruolo determinate nella vita della collettività. La voce al telefono racconta al medico in servizio che nel suo condominio, di cui per evidenti motivi omettiamo dettagli utili alla sua individuazione, da un po’ di giorni è tornata a casa una professoressa che insegna in una scuola del Nord, chiusa per le ferie del Carnevale. Apriti cielo, negli inquilini è scattata la rabbia “contro l’untore”.

La povera donna, ormai, è praticamente costretta in casa per evitare gli sguardi di “rimprovero”, i mormorii e le parole offensive di quanti la considerano una mala femmina. Qualcuno avrebbe anche chiamato il 113 pretendendo che gli agenti imponessero alla Guardia Medica di intervenire, anche se non è ben chiaro per fare cosa.