Facciamo un gioco. A breve leggerete alcuni virgolettati e direte (quanto meno a voi stessi) se siano chiari o no. Via! “Il presidente del Consiglio Draghi ha preso un impegno sulla decarbonizzazione dell’ex Ilva attraverso l’individuazione del polo tecnologico dell’idrogeno a Taranto e questo per la Puglia è motivo di grande conforto“. “[…] Apre un metodo di lavoro tra il Governo e le Regioni, per la decarbonizzazione attraverso le applicazioni dell’idrogeno”. Concorrente numero 2: “Taranto sarà sede del Centro Studi e di Applicazioni Industriali che consentirà la decarbonizzazione dell’impianto siderurgico ex Ilva, attraverso l’individuazione del polo tecnologico dell’idrogeno”. Avete capito qualcosa? Domanda II: se sì, cosa? Domanda III: si lascia intendere che l’ex Ilva andrà a idrogeno? Poniamo che siamo cocciuti, pertanto i due concorrenti hanno scritto in maniera limpida e noi abbiamo problemi di comprensione del testo. Ora il punto, però, è proprio il seguente: i due concorrenti, due politici – facile cercare su Google quelle parole e individuare da chi provengono –, su un tema del genere, estremamente delicato per le implicazioni sociali, ambientali e di salute pubblica che da anni attendono risposte, stanno comunicando in maniera trasparente? L’uomo della strada non rischia quanto meno di fraintendere? Non associa l’ex Ilva all’idrogeno? Il gioco, adesso, è finito.

Le Acciaierie d’Italia, ex ArcelorMittal, ex Ilva, ex Italsider appartengono al Ministero dell’Economia e delle Finanze per il 38% e ad ArcelorMittal per il 62%. Ossia pubblico e privato assieme: Stato italiano più industriali francesi, lussemburghesi e indiani. Le Acciaierie d’Italia intanto esistono e si avvalgono del carbone per trasformare l’acciaio; e continueranno a farlo per un tempo al momento indefinito, in attesa di studi approfonditi sull’applicabilità dell’idrogeno. Le Acciaierie d’Italia continueranno – come suggerisce il nome – a produrre acciaio (quanto meno nel futuro più prossimo). Sarebbe bene parlare chiaro e non alimentare pie illusioni. Sarebbe bene, in genere – ma soprattutto per i politici –, comunicare in maniera efficace: senza lasciare spiazzata una parte della cittadinanza, senza lasciare spazio a interpretazioni equivoche o addirittura erronee. «Sia il vostro parlare “sì sì, no no”».