Il numero dei contagi da coronavirus sta crescendo, siamo nel pieno della terza ondata, ma sembra proprio che soprattutto i più giovani non abbiamo compreso quanto sia delicato questo particolare momento. Orde di giovani e giovanissimi, con e senza mascherina, si stanno affollando mentre scriviamo per le vie del centro. Baci, abbracci, passeggiate in gruppo o in coda a flotte fuori dal noto fast food. L’asporto di bevande è vietato, dovrebbe essere vietato anche consumare cibo per strada.

Non ci sono ordinanze o dpcm che tengano, soprattutto manca ciò che resta del buonsenso. Tra gli spettatori di questo sconcertante via vai ci sono anche alcuni indignati operatori del 118 Barese. Una di loro è particolarmente provata. Piange al termine di un turno di 12 ore, che potrebbe prolungarsi se qualche minuto prima di togliere la divisa dovesse arrivare l’ennesima chiamata della giornata.

Nella maggior parte dei casi si tratta di pazienti positivi al covid bisognosi di assistenza a causa di una respirazione sempre più difficoltosa e in generale per l’aggravarsi delle condizioni complessive.

“Sono molto delusa – spiega – quando siamo passati con l’ambulanza su corso Vittorio Emanuele stavamo andando a casa di un’anziano covid positivo in aggravamento”. Un terno al lotto, considerati i tempi di attesa per l’accettazione nei pronto soccorso cittadini. “In questi casi mi chiedo per cosa e per chi ci stiamo ammazzando – continua la soccorritrice del servizio di emergenza-urgenza – indossiamo per ore la tuta protettiva, a volte senza poter mangiare o andare in bagno. In alcuni casi dobbiamo cavarcela con le nostre sole forze perché il sistema non è sempre in grado di gestire tutte le chiamate”.

La situazione è complicata. “Mi spiace dirlo – conclude amareggiata l’operatrice del 118 – ma i baresi meritano il lockdown, non sono capaci di limitarsi senza che qualcuno decida per loro. Non pensano a chi soffre, a chi ha già perso una madre, un padre, un fratello. Non hanno alcun rispetto per il nostro lavoro, incuranti prima o poi di dover aver bisogno di un’ambulanza che potrebbe non arrivare. In questo momento provo una grande tristezza e penso ai miei figli, che oggi non vedo da 13 ore e dai quali le settimane scorse sono stata costretta ad allontanarmi per un lungo periodo a causa di questo virus maledetto e sottovalutato”.