di Gianluca Lomuto e Antonio Loconte

Caro Michele, dobbiamo ammettere che in una sola parola sei riuscito a descrivere il tuo punto di vista e, dobbiamo pensare, quello della Gazzetta del Mezzogiorno: un’eresia. Hai ragione, carta stampata e informazione online sono due cose differenti. Utilizzando la tua metafora: si bevono entrambe. Punto. Ma la distinzione è diametralmente opposta alla tua visione: la prima è ormai una insipida brodaglia; l’altra uno spritz sempre ghiacciato, dall’alba a notte fonda e qualche volta anche di più.

Il problema vero della carta stampata è che i giornalisti dai culi di pietra, quelli dei buoni stipendi, della casagit, dell’Inpgi, della 13ma, delle ferie, della propria scrivania con le foto dei figli, che adesso si sono trovati nella baraonda, si sono sempre trincerati dietro parole fattizze come democrazia e la libertà per mantenere ben saldo il proprio posto privilegiato di lavoro.

In questo modo non hanno capito che i tempi cambiavano velocemente. Da qualche mese la testata per cui scrivi è diventata un buon giornale online, sul pezzo, attento. Prima del cambiamento ed evidentemente di un coordinamento era pessimo. Ciò che non è migliorata è la qualità di certa informazione sulle pagine cartacee dei quotidiani. I giornali, quelli che da bambino abbiamo adorato, abbiamo annusato, non possono essere riproposizioni – a volte fedeli – di tutto ciò che si è letto il giorno prima in rete.

Quello che gli editori dei cartacei e molti colleghi, te compreso, non hanno capito, è che non c’è alcun motivo di andare in edicola a comprare un quotidiano se le pagine sono infarcite di comunicati stampa e cronaca già letta il giorno prima. Ciò che si è perso da tempo è il contatto con le persone. La strada, la raccolta delle voci. Ormai certo giornalismo si fa al telefono. Proprio dai maestri della tua generazione abbiamo imparato il contrario. Tanti tuoi collaboratori e quelli di testate più blasonate, anche cartacee, chiamano noi dell’online quando vogliono avere informazioni o numeri di telefono, quando vogliono sapere se la vicina di casa della donna assassinata si chiama Maria o Ermenegilda.

Mischiare l’informazione e il suo flusso imperituro con la pornografia, le partite di calcio e gli altri contenuti rubati dalla rete, quella sì che è un’eresia. Montanelli e Biagi sarebbero Montanelli e Biagi anche fossero nati ora e avessero iniziato a scrivere su un giornale online. Avevano stoffa e la gente avrebbe fatto a gara per abbonarsi e leggere i loro pezzi. Proponi di togliere il cartaceo dal web, allora già che ci siamo eliminiamo anche i telegiornali dai palinsesti, cancelliamo il televideo, spegniamo le reti allnews e i programmi di informazione. No, caro Michele, quello che agli albori del web gli editori non hanno compreso, è che carta stampata e web possono coesistere solo se fanno fanno due cose diverse. Molto spesso, ma non sempre, i tempi del web non permettono di andare oltre i semplici fatti, dentro la notizia, a cercare di capire le ragioni che hanno spinto Tizio o Caio a quel gesto, quel crimine, quella buona azione. In una parola: approfondimento.

Pochissimi soldi, redazioni ridotte all’osso e concorrenza da battere sul tempo, mali incurabili diventati ormai habitat delle testate online, unita alla fame crescente di sempre nuove notizie, impongono regole diverse, che di fatto hanno trasformato l’informazione online in qualcos’altro rispetto al lavoro che invece si svolge nelle redazioni dei cartacei, ma che paradossalmente rappresentano l’ultima e sola speranza di sopravvivenza per i quotidiani. Date alla gente un motivo per comprare il giornale e lo farà.

Scordatevi i livelli di vendita di una volta, questo è certo, ma la crisi dell’editoria non si sconfigge con la tua eresia, bensì con la qualità del lavoro e la differenza di contenuti. In un’epoca in cui sono le notizie a raggiungere i lettori, andare in edicola a comprare il giornale non è anacronistico, è il futuro da costruire. Dovrete iniziare a farvene una ragione. Per il bene della democrazia, della libertà di informazione e nel rispetto dei lettori, c’è bisogno di iniziare a cambiare prospettiva. In caso contrario sarà la fine per tutti.