foto di repertorio

La neo istituita Agenzia regionale dell’emergenza e urgenza (Areu) ha scatenato l’ennesima reazione a comando di alcune associazioni di volontariato, che in Puglia dal 2002 gestiscono le postazioni del servizio 118. Piangono certi presidenti. Dicono che il volontariato in questo modo muore, nascondendo che di gratuito nella bolgia del 118 non c’è più niente da ormai 16 anni.

Sono morti e sepolti i tempi in cui dopo il lavoro ci si iscriveva per passione a questa o quella associazione, si compravano a proprie spese le divise e quando mancava la benzina per l’ambulanza i volontari, quelli veri, facevano la colletta per riempire il serbatoio. Attenzione, per ora dell’Areu si sa poco e niente a parte i proclami e le linee guida, ma una cosa è certa: le associazioni-aziende verrebbe spazzate via.

In questo modo, forse, si riuscirà a capire se davvero esiste ancora il volontariato autentico. Sì, perché già il fatto che una onlus assuma 4 dipendenti, pagati grazie ai soldi passati dalla Asl, è una grossa anomalia. Certi presidenti, vecchi e nuovi, vedono franare il terreno sotto i piedi; la possibilità di ricattare nel modo peggiore ragazzi volenterosi, padri di famiglia, donne sole che hanno bisogno del pane quotidiano. Abbiamo raccontato più volte della madre di tutte le lamentele: “I soldi che passa la Asl ogni mese sono pochi per la gestione della postazione”.

Facendo due conti in tasca si capisce meglio come le cose non stiano proprio in questi termini. Non entriamo nello specifico, ci vorrebbe un commercialista. Per via dei rimborsi diretti alla sola gestione dell’ambulanza, il mezzo viene interamente ammortizzato, generando anche non pochi guadagni fino alla sua “rottamazione”. Le virgolette sono d’obbligo, perché per rottamazione non ci riferiamo all’ultimo viaggio verso lo sfascia carrozze, ma all’impiego del mezzo di soccorso usato nel 118 nei servizi secondari delle associazioni, come i trasporti di infermi e malati, a loro volta capaci di generare altri incassi.

Insomma, la Asl vede e provvede. La benzina? I rimborsi sono ben al di sopra del consumo chilometrico. Abbiamo letto che a detta di qualcuno i dipendenti sono il cancro delle associazioni. Eppure, nessuno si lamenta quando si intasca una parte dello specifico rimborso Asl, evitando di far fare loro turni notturni o addirittura di farli lavorare il sabato e la domenica. In alcuni casi, poi, si permette di raggiungere un banco ore mensile capace di evaporare col tempo nel corso dell’anno.

Ma veniamo al nocciolo della questione: i volontari. Nessuno ormai sale a bordo di un’ambulanza per passione. È diventato un lavoro nero a tutti gli effetti, finora avallato colpevolmente da Asl e Regione. Uomini e donne, spesso col coltello alla gola per necessità, vengono rimborsati con buoni pasto e benzina, ma anche “regolarmente” pagati. I volontari guidano l’ambulanza pur essendoci i dipendenti, tanto per fare un esempio. In passato abbiamo denunciato come a quei volontari, oggi elemento insostituibile per cui si piangono lacrime di coccodrillo, si è fatta pagare la divisa e in alcuni casi persino la formazione, nonostante la Asl erogasse altri rimborsi specifici.

Insomma, se l’Agenzia è un modo per accorpare, per esempio la centrale operativa e il coordinamento del servizio; rendere migliori le condizioni di queste persone sfruttate da anni, azzerando i privilegi di alcuni pensionati, dopolavoristi e vari lacché, ma soprattutto se sarà capace di rendere più efficiente il servizio ai cittadini, sia benedetta. Nessuna generalizzazione, s’intende, ma non si può continuare a nascondersi dietro un dito. A Bari, all’incrocio tra viale Orazio Flacco, Papa Pio XXII e Giovanni XXII, c’è Vitino dei fazzolettini, prodotto efficace per asciugare lacrime tardive. In questa storia non si salva nessuno, né gli approfittatori storici né chi è rimasto a guardare per comodità.