Caro assessore alle Culture Silvio Maselli,
esattamente come gli ultimi due bandi di Natale, anche quello per il prossimo corteo di San Nicola è una chiavica assoluta. Lo abbiamo analizzato a fondo, al netto della polemica per l’iscrizione al Mepa (che non dipende da lei al contario della tempistica con cui ha emanato il bando) e al fatto che manchi completamente di originalità. In quest’ultimo caso lei stesso ha ammesso di aver copiato e incollato da vecchie idee perché, “all’atto dell’aggiudicazione di una gara, l’Amministrazione comunale diventa, a tutti gli effetti, proprietaria dell’opera di ingegno e acquisisce il diritto a utilizzarla”. Chi scopiazza non ha mai fatto bella figura ma, per ora, ci fidiamo di lei.

Adesso, però, passiamo alla cosa più seria sfuggita ai più. Una cosa che ci fa molto riflettere sulle competenze di chi pensa e scrive i bandi del suo assessorato, noti per la capacità di allontanare chiunque, tanto che i partecipanti, nella migliore delle ipotesi sono al massimo due.

Un fatto tecnico che, però, è molto politico in quanto ha scelto di azzerare verticalmente la possibilità di partecipare alla quasi totalità delle aziende e associazioni culturali della città. Provo a spiegarlo in maniera elementare. Non a lei, ovviamente tecnico competente, ma a mia nonna Teresa che certe cose non le capisce e per questo viene spesso presa per i fondelli.

Il bando del corteo tiene conto dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Su un bando di questa natura, lo sa meglio di me, i ribassi possono essere molto relativi. I soldi che sono stati messi a base della gara, infatti, bastano a malapena a fare dignitosamente ciò che viene richiesto. Ciò che conta non dovrebbe essere un risparmio di qualche centinaio o migliaio di euro, ma l’idea tecnica e artistica. Di denari, come ben sa, se ne spendono tanti e spesso inutilmente. L’anno scorso, come ricorderà, furono spesi 218mila euro, di cui 21.650 euro per la realizzazione di una mano di polistirolo e cartapesta che giace distrutta da qualche parte alla Fiera del Levante.

Ma torniamo a noi. Inserendo il bando sulla piattaforma Mepa, restrittiva di per sè, era facilmente prevedibile la partecipazione di pochissimi soggetti. Ipotizziamo che ci siano due concorrenti, esattamente come nel nostro caso. Io e lei. Io propongo un ribasso di 100 euro. L

ei si spinge addirittura fino a 101 euro. Visti i parametri di valutazione, secondo cui alla migliore offerta presentata viene attribuito il punteggio massimo, mentre alla peggiore offerta ammissibile viene attribuito un punteggio pari a zero, io non prenderò neppure un punto. Lei, invece, tutti i 30 punti previsti per l’offerta economica. In questo modo ha politicamente deciso di azzerare i valori tecnici, dando un valore determinate all’offerta economica. Sa perché? Mettiamo il caso che la mia offerta tecnica prenda 70 punti e la sua 41. Vorrà dire che, nonostante la mia ottenga la massima considerazione artistica, lei, per un solo punto e per un euro in più di ribasso, vincerà l’appalto e i baresi dovranno accontentarsi, come spesso succede, di ciò che passa il Comune. E la commissione (qualificata?) non dovrà nemmeno sforzarsi di applicare il “metodo dell’interpolazione lineare” per l’attribuzione di altri punteggi per le offerte economiche.

Lo vede che il bando è comunque una chiavica assoluta nonostante le sue precisazioni? Come già accadde per il Petruzzelli tre anni fa, le alternative sono solo tre: incompetenza, poca logica o malafede nei bandi prodotti da due anni a questa parte. Potreste mandare le menti raffinatissime che producono questi obbrobri alla Pineta di San Francesco. Con tutti gli alberelli che state piantumando, convinti assurdamente di compensare la CO2 prodotta dai grandi eventi, i funzionari potrebbero avere finalmente l’illuminazione necessaria per scrivere in maniera ragionata i prossimi bandi del suo assessorato, nel tentativo di restituire alla gran parte degli operatori culturali di questa città la sensazione che Godot, se mai fosse arrivato, non se ne sia già scappato a gambe levate.

Con immutata stima