“Gli spacciatori agiscono sotto gli occhi di tutti. Chi viene assoldato dagli uomini della droga sono i più deboli, i ragazzi ai quali non sappiamo dare alternative”. Parlava così don Fabio Carbonara il 3 gennaio del 2013 sulle colonne della Gazzetta del Mezzogiorno. Quell’articolo fece scalpore, l’allora vice parroco fu accusato di allarmismo. Che vuoi che sia un po’ di erba, un tocco di fumo, qualche spinello. Era un grido d’allarme alle istituzioni, alle familgie, al mondo della scuola, dove pure lui insegnava. Un monito per evitare di arrivare a ciò che è successo in questi giorni: lo smantellamento del clan Zonno e l’indiganzione tardiva per l’arruolamento di tanti giovanissimi tra i corrieri della droga facile, quella che si spaccia fuori dalle scuole, sulle vie del passeggio o in piazza, mentre gli adulti parlano della vittoria della Juventus, “perché mio figlio è un bravo ragazzo”.

In tanti sorridevano – lo ricordo bene – prendevano per i fondelli quel prete senza peli sullo stomaco, che poi è andato altrove. “Bitetto non è Scampia”, gli dicevano. È vero, Bitetto non è Scampia, ma il fenomeno del reclutamento di giovani annoiati, bisognosi di spazi, affetto, alternative, speranze, lavoro, è preoccupante a Scampia, Bitetto o in qualsiasi altro posto di questo mondo maledetto. Un mondo dove lo spirito di sopravvivenza sta prendendo il sopravvento. Un mondo dove, piuttosto che tendere la mano a chi è in difficoltà, si preferisce girare la testa dall’altra parte.

La vita di quei giovani messi alla gogna nella stessa piazza in cui si parla della vittoria della Juventus, a meno di un miracolo, forse è rovinata per sempre, ma tanti altri possono essere recuperati. Il bene, senza un aiuto, non trionfa mai sul male. Viviamo nella vita reale, non in un fumetto che possiamo mettere da parte quando ci ha stufato. Siete ancora convinti che la droga non è droga e che il crimine non è crimine solo perché siamo a Bitetto, Palo, Modugno, Binetto e non a Scampia o nel Bronx? Siamo convinti del contrario. Troviamo le parole di Don Fabio pronunciate a gennaio del 2013 assolutamente attuali e per questo sconcertanti. Per affrontare i problemi si usa ancora una tecnica pericolosissima: far finta che quei problemi non esistano, almeno fino a quando non si ripresentano. Dovrebbe essere reato anche parlare della vittoria della Juventus mentre nella stessa piazza si spaccia.

Il disagio, soprattutto quello giovanile, è ciclico, torna sempre più violento e preoccupante. Si può pensare di rimboccarsi le maniche, o appunto far finta di niente, fino a scoprire che uno di quei minorenni che spaccia  uccide, sevizia, si sfonda di droga o alcol, è nostro figlio. Solo allora, probabilmente per la vergogna di essere sulla bocca di tutti e non per il nostro fallimento, smetteremo di parlare della vittoria della Juventus nella stessa piazza dove si spaccia sotto gli occhi di tutti.

denuncia droga don fabio carbonara