La gestione dissennata della municipalizzata per il trasporto urbano si arricchisce di nuovi spunti. Nessuno ha levato gli scudi quando abbiamo denunciato gli eccessivi privilegi del direttore generale Francesco Lucibello o quando, pochi giorni fa, abbiamo denunciato insieme al consigliere comunale Fabio Romito la condotta bulgara dal Consiglio di amministrazione, che fa come gli pare nonostante una sentenza del Tar dia precise indicazioni.

Nessuno fa niente, neppure adesso che si è finalmente usciti allo scoperto, individuando negli autisti il male principale di un’azienda al collasso, incapace di rilanciarsi in maniera efficace. Aspettando gli insufficienti autobus nuovi e quelli a cui verrà sistemato il motore, gli autisti che rifiutano di salire a bordo dei mezzi senza aria condizionata vengono messi alla gogna. Viaggiare per oltre sette ore in una trappola di metallo infuocata dai 40 gradi esterni (almeno una cinquantina internamente) sarebbe insostenibile per chiunque.

Lo sanno bene anche i passeggeri dei catorci arancioni, verdi e un po’ rossi dell’Amtab. Neppure nei colori della livrea c’è coerenza. Due autisti sono stati richiamati all’ordine prima telefonicamente, poi di persona, a colloquio con il responsabile di esercizio e infine per iscritto, con una lettera che fa discutere. Probabilmente l’ennesima modalità presa in prestito dai regimi autoritari del passato per scoraggiare chi aveva intenzione di intraprendere la stessa protesta, rifiutando di mettersi alla guida dei mezzi arroventati.

C’è un precedente. Qualche anno addietro, durante un altro periodo bollente, durante il suo primo mandato all’Amtab il direttore Lucibello scrisse una lettera di contestazione, con minaccia di licenziamento, a Michele Lepore, ex autista e sindacalista. Lepore, ora in pensione, rifiutò di mettersi al volante della vettura 5142. A quel punto partì la ritorsione e la minaccia anche nei confronti dell’autista chiamato a sostituire il sindacalista alla guida del mezzo. Anche quest’ultimo, infatti, rifiutò di salire sull’autobus.

L’aria in via De Blasio ormai è rovente, in questo caso non certo per le temperature da deserto del Sahara che il mese di luglio ci sta regalando. Se non vi sta bene guidare quell’ammasso di lamiere senza aria condizionata – pare di leggere tra le righe – vi contestiamo, e se reiterate il comportamento vi licenziamo, come abbiamo già fatto con qualche altro vostro collega, seppure per ragioni diverse e non sempre opportune. Ma questa è un’altra storia e saranno le aule di tribunale a stabilire le colpe.

Detta come la vogliono far apparire, sembra proprio che quei fannulloni, sfaticati, lavativi, degli autisti cerchino il pelo nell’uovo per marcare visita. In questi giorni vi siete mai messi al volante della vostra auto senza accendere l’aria condizionata? Io no e probabilmente non lo hanno fatto neppure il presidente, il direttore generale, il direttore di esercizio dell’Amtab. Conosco una sola persona che, pur avendone la possibilità, viaggia senza condizionatore in auto. Lui, però, è matto come un cavallo e non fa testo.

Siamo alla frutta. L’Amtab è alla frutta e senza una sterzata vigorosa dell’Amministrazione comunale la situazione non cambierà di una virgola. Siamo sicuri che sia tutta colpa degli autisti, che giustamente chiedono il minimo sindacale? Non ci sembra affatto così. Chi ha il potere di farlo dovrebbe mandare a casa, meglio se alla guida di un autobus senza aria condizionata, con gli pneumatici lisci e la carrozzerria che si stacca a pezzi, magari tra le 11 e le 16, i veri responsabili di questa porcheria.

Pare che all’Amtab si faccia il contrario di quanto previsto del decreto legislativo 81 del 2008 in merito alla sicurezza sul lavoro. Il dipendente deve avvisare il datore di lavoro di eventuali situazioni che possano mettere a repentaglio l’incolumità sua e quella di chi trasporta. L’azienda dovrebbe provvedere a rimuovere il pericono non certo accanirsi in questo modo.