Salvato per la seconda volta in tre anni dall’intuizione del medico del 118, mentre all’ospedale della Murgia si stendevano tappeti rossi per l’inaugurazione dell’Emodinamica, dove in ogni caso non avrebbe potuto essere sottoposto alla coronografia fatta all’ospedale Miulli.

La storia di Mario Lorusso, di Gravina, è l’esempio calzante di quanto mare possa esserci tra il dire e il fare. La polemica scatenata dalle dichiarazioni entusiaste del consigliere regionale Enzo Colonna, alle quali hanno fatto da eco quelle più realistiche del medico 118 Francesco Papappicco, vengono spente da un evento incontrovertibile.

Tre anni fa raccontammo la storia del signor Lorusso, salvato da un brutto infarto dall’equipaggio 118 di Gravina. La sua vicenda commosse e indignò migliaia di cittadini murgiani, costretti ad autentici viaggi della speranza lontano da Gravina e Altamura.

Il 5 settembre scorso, nel bel mezzo di annunci e proclami, succede l’impensabile. “Sabato sera – racconta Mario – mi sentivo bene. Sono andato a trovare il dottor Papappicco in postazione a Gravina per salutarlo. Tra una chiacchiera e l’altra gli ho detto che ultimamente durante la giornata avvertivo delle fitte strane al cuore e al braccio, alle quali non ho dato molto peso perché duravano al massimo una ventina di secondi”.

Il medico decide di sottoporre l’uomo a un controllo. “Mentre mi faceva fare l’elettrocardiogramma in ambulanza – racconta Mario – ho visto che cambiava espressione, ordinando a un infermiere di farmi una flebo. Non potevo crederci, stavo rivivendo quanto accaduto tre anni prima, solo che non avevo gli stessi sintomi. L’altra volta, infatti, ero andato in postazione perché non stavo affatto bene”.

Il paziente andava trasportato in ospedale per l’esame degli enzimi del cuore. “Anche in questo caso la squadra del 118 ha deciso di trasportarmi direttamente all’ospedale Miulli, per evitare di perdere tempo alla Murgia”.

La scelta si è rivelata preziosa. “Ho avvisato i miei familiari e il dottore mi ha fatto una terapia con le flebo – aggiunge -. La centrale del 118 ha preso atto della decisione del medico e mi hanno portato ad Acquaviva. Non era stato attivato il percorso per l’angioplastica, ma il 118 mi ha portato lo stesso lì. Arrivati al pronto soccorso il dottor Papappicco mi ha fatto subito fatto visitare e ha spiegato ciò che era successo a una collega. Poi, quando mi hanno fatto controllare dal cardiologo mi hanno ricoverato in UTIC perché i tracciati non gli piacevano. Anche qui ho riferito tutto e mi hanno fatto prelievi, messo in monitoraggio prima di sottopormi a una coronografia”.

Mario Lorusso è stato fortunato anche in questo caso, ma la sua domanda è lecita: “È possibile che ci si debba affidare sempre alla sorte o alla professionalità del personale del 118?”. L’ambulanza è solo una e può servire per altre urgenze o, al contrario, in occasione di eventi particolarmente seri potrebbe già essere impegnata altrove.

“Se non avessi fatto l’elettrocardiogramma e trovato il dottore e la sua squadra – denuncia sconfortato Mario – non sarei andato neanche in ospedale, perché non davo importanza ai sintomi che avevo ultimamente, anche se avevo già avuto un infarto. Faccio sempre la terapia e i controlli, ma quando sabato Papappicco mi ha fatto il tracciato è stata una doccia fredda perché non immaginavo che sarei finito di nuovo in UTIC con l’ambulanza del 118. Loro corrono per salvarci, ma la distanza e il tempo si allungano. Da anni aspettiamo l’Emodinamica per gli infarti alla Murgia e oggi che sono qui e al Perinei dicono dell’inaugurazione, so anche che i pazienti con l’infarto dovranno ancora salvarsi col 118 e andare lontano a fare l’angioplastica e le terapie intensive. Le speranze sono state deluse ancora una volta e devo dire che non credo più alle promesse politiche. Spendono tanti soldi per cose meno importanti e poi si ricordano di noi solo alle elezioni tanto chi rischia la vita siamo noi”.

In questi casi, lo dicono i protocolli, solo la tempestività della diagnosi e il trattamento corretto, può evitare che le ischemie come quella che ha colpito Mario Lorusso possa diventare un infarto. All’ospedale della Murgia di tempo se n’è perso e se ne continua a perdere ancora troppo, pur essendo considerato un’eccellenza dalle autorità sanitarie regionali.