Per primi abbiamo denunciato la discutibile gestione della Multiservizi, l’azienda pubblica guidata dall’avvocato Francesco Biga. Per le nostre domande il numero uno, e da oggi scopriamo anche numero due, tre e quattro della Municipalizzata, ci ha querelato. In queste ore la consigliera comunale Irma Melini ha acceso i riflettori sul caso.

Alla Multiservizi, da mesi manca un direttore generale e quello del personale, oltre che il direttore tecnico. Senza quest’ultimo potrebbe decadere il requisito della certificazione Soa, in mancanza della quale non si può accedere alle gare pubbliche di servizi e forniture. La Melini sta raccogliendo firme per poter aprire una commissione d’indagine. Finora hanno aderito i due Cinquestelle Colella e Mangano, Di Rella (Gruppo Misto) e Caradonna (Fratelli d’Italia).

La situazione è spinosa, perché senza ormai manager Biga avrebbe accentrato le cariche. A questo punto della vicenda sarebbe necessario l’intervento dell’Ordine degli Avvocati: Biga, che contemporaneamente riveste anche la carica di presidente della Banca di Credito Cooperativo di Palo del Colle e siede nel Consiglio di amministrazione della Federazione delle Banche di Credito Cooperativo di Puglia e Basilicata, può essere anche presidente di una Multiservizi senza dirigenti?

Non si tratta di una questione di lana caprina, ma del rispetto di una legge rigorosa, che non ammette incarichi dirigenziali per un presidente avvocato. Nella fattispecie si tratta dell’ex art. 3. R.D.L 27/11/1933 N. 1578. Il regime dell’incompatibilità – lo ricordiamo – riguarda in generale tutti gli avvocati che siedono nei Consigli di amministrazione di società di capitali e non solo i presidenti. Detto questo, il problema alla Multiservizi non si poneva perché l’azienda pubblica prevede la figura del direttore generale, figura alla quale sono affidati i poteri gestionali e la rappresentanza negoziale della società.

Per sopperire alle gravi lacune – ricorderete la prolungata assenza del medico competente – l’azienda ha inviato una lettera d’invito spedita ad alcuni professionisti il 26 ottobre scorso, con scadenza tre giorni dopo. L’anomalia è il fatto che questi risultano iscritti a una short list nata per altri motivi. La situazione interna alla municipalizzata del Comune di Bari è particolarmente tesa. Piovono contestazioni disciplinari, anche a quadri e capisquadra come se all’improvviso questi non fossero più in grado di svolgere le proprie mansioni.

Seppure abbia sempre difeso Biga, presidente allergico alla condivisione della sua immagine in pubblico, il sindaco di Bari Antonio Decaro dovrebbe chiedere spiegazioni e fare chiarezza. Biga è presidente di un’azienda pubblica e deve rispettare le leggi in vigore. In questo caso l’interesse della cosa pubblica vale decisamente più dell’immagine del suo presidente.