La salentina Amina, 18enne, residente a Lequile in provincia di Lecce, è stata arrestata per traffico internazionale di droga in Kazakistan ed è ormai rinchiusa, nel carcere della capitale Astana, da ormai tre mesi. La ragazza rischia fino a 15 anni, non parla il russo e neppue il kazako, nessuno è sul posto per assisterla e al momento dell’arresto non ci sono state delle prove certe della sua incriminazione.

Assemgul Sapenova, madre di Amina, che ha fermamente negato il coinvolgimento della figlia in traffico di droga, ha raccontato alla stampa che le sue condizioni sono precarie, che ha tentato il suicidio già due volte: “Sono all’esterno del carcere, qui è sera, spero di riuscire a entrare domani mattina. Amina l’ho vista l’ultima volta venerdì. Ha tentato per due volte il suicidio, la seconda volta quando le hanno negato i domiciliari. Sta male perché nessuno le crede. E’ stanca, ha perso nove chili. Siamo tutti molto depressi” – “Non la lascio sola con questi lupi” – “Gli agenti le hanno detto di non rivolgersi all’ambasciata italiana perché le avrebbero fatto del male”.

Amina ha sicuramente subito maltrattamenti in prigione, lo dimostrano i lividi sul suo corpo, la madre ha fatto richiesta all’Italia e in particolare al ministro Tajani, di riportalra a casa.

La ragazza secondo il racconto rilasciato al Quotidiano di Puglia, era in vacanza con la madre per incontrare alcuni parenti, è stata fermata due volte dalla polizia e la seconda con l’inganno segregata in un appartamento per due settimane con una richiesta di riscatto, chiesta dalla polizia stessa, di 60mila euro, l’intervento dell’Ambasciata italiana è stato fondamentale per liberarla.

La Farnesina sta seguendo attentamente la vicenda di Amina Milo Kalelkyzy, e il ministro degli Esteri Tajani ha dato disposizione di assoluta assistenza alla connazionale.