Giuseppe Lenoci

“Aveva solo 16 anni, la passione per il calcio e la voglia di completare gli studi: frequentava il centro formazione Artigianelli di Fermo, ramo termoidraulica. Non ho perso un nipote, ma un figlio. Giuseppe per me era amore puro”. Queste le parole che urlano dolore rilasciate ai microfoni dell’Ansa da Angela Lenoci, zia di Giuseppe, lo studente di 16 anni originario di Canosa di Puglia, morto il 14 febbraio 2022 in un incidente stradale avvenuto a Serra dè Conti, nei pressi di Ancona, mentre era a bordo di un furgone dell’azienda in cui svolgeva lo stage. Il ragazzino abitava con la mamma Francesca e il papà Pino, entrambi canosini, a Monte Urano, in provincia di Fermo, ed è morto sul colpo dopo essere uscito fuori strada con quel mezzo pesante fornito dalla ditta per cui era impegnato in un progetto di alternanza scuola-lavoro.

“Gli devo giustizia e fino a che avrò forza continuerò a battermi per lui. Vogliamo capire perché era lontano più di 100 chilometri da casa: chi ha deciso che dovesse salire su quel mezzo? Perché sul furgone non c’erano i tutor aziendali e scolastici, così come previsto dalle procedure del tirocinio?”. Queste le domande che continuano a tormentare la famiglia del 16enne, l’ennesima vittima di un sistema di tirocini precario e che non protegge in alcun modo i giovani.

Il 38enne che era alla guida del furgone è attualmente indagato per omicidio stradale, ma i genitori di Giuseppe continuano a voler sapere chi siano “tutti i responsabili di quanto accaduto”. Giuseppe il prossimo 21 aprile avrebbe compiuto 18 anni, e sua zia Angela coglie l’occasione per invitare tutti a ricordarlo proprio nel giorno del suo compleanno con un gesto speciale: “Ognuno di noi, alle 8 della sera, liberi nel cielo un palloncino bianco su cui dovrà essere scritto ‘per Giuseppe sarà fatta giustizia’, fatelo per cortesia. Giuseppe poteva essere vostro nipote, vostro figlio”.