“Le analisi di laboratorio eseguite sui campioni di suolo prelevati hanno evidenziato superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione per metalli (arsenico, berilio, cobalto, stagno, piombo, zinco), PCB, idrocarburi pesanti C>12, aromatici policiclici”. “Dalle risultanze dei campionamenti dei terreni effettuati è emerso uno stato di contaminazione nella matrice del suolo, generato dalla presenza di una sorgente attiva di contaminazione, costituita dai rifiuti ivi abbancati, tale da determinare pericolo per l’ambiente e la salute pubblica”.

Sono stralci della ordinanza urgente firmata dal sindaco di Bitetto, Fiorenza Pascazio, con cui si dispone il “divieto di accesso nonché di coltivazione, raccolta, consumo e commercializzazione degli alimenti di origine vegetale coltivati nell’area”. Parliamo di Contrada Nepta. L’ordinanza la potete leggere in galleria a fondo pagina.

Tutto finalmente molto bello e sensato, peccato che la storia sia iniziata nel 1993 (sic!), che su quei terreni si sia coltivato, venduto e consumato per decenni i frutti di quel sito che oggi si può finalmente definire inquinato, perché tale è come vi abbiamo anticipato nei giorni scorsi. Quella vicenda ha anche avuto uno strascico giudiziario, con la condanna penale del sottoscritto per diffamazione a mezzo stampa, poi prosciolto dopo aver presentato opposizione, ovviamente a spese del sottoscritto. Ma di questo parleremo in un altro momento.

Tornando al sito, nell’ordinanza si legge che “si è constata la presenza di rifiuti interrati con profondità variabile tra 0,45 metri e 2,95 metri da piano campagna. I rifiuti interrati sono riconducibili a materiali prodotti da attività di autodemolizione (residui di carrozzeria di automobili, e scarti, che si presentano in varie parti bruciati o frammisti a terreno) ricoperti da terreno e materiale da riporto per uno spessore variabile tra i 50 centimetri e i 120 centimetri e da rifiuti da attività di costruzione e demolizione”.

In pratica, per trovare qualcosa sarebbe bastato scavare a mani nude, la caratterizzazione del sito è ovviamente un’altra cosa, ci mancherebbe. Che nei suoli di contrada Nepta ci fosse qualcosa, lo sapevano praticamente tutti a Bitetto. Ora non resta che aspettare l’avio della bonifica, sperando che non ci vogliano altri 27 anni. Per la ricostruzione più o meno sintetica della vicenda vi rimandiamo all’articolo pubblicato qualche giorno fa.