Da quando è esplosa anche nel nostro Paese l’emergenza del coronavirus, tutti abbiamo imparato a conoscere i dpi, dispositivi di protezione individuale. Guanti, tute, visiere, calzari e le introvabili mascherine, siano esse chirurgiche, FFP1, FFP2 o FFP3 che siano. Abbiamo capito, pur senza essere tecnici esperti del settore, che sono essenziali per proteggersi, ancor di più nel caso di operatori sanitari che tutti i giorni, più volte al giorno prima dopo e durante i pasti si trovano faccia a faccia col coronavirus.

L’improvvisa emergenza ha messo in evidenza tutta l’impreparazione del “sistema Paese” a una situazione così drammatica, intorno alle mascherine si è scatenata una guerra mediatica e di cifre, con polemiche feroci sulle forniture, il presidente della Puglia, Michele Emiliano, in aperto scontro frontale con la Protezione Civile e quello della Campania, Vincenzo De Luca, che ha parlato addirittura di maschere da carnevale ottime per pulire gli occhiali.

Senza andare troppo lontano, anche gli operatori del 118 hanno lamentato dal primo momento la fornitura carente di dpi, con gli interventi addirittura rallentati proprio per la loro mancanza a bordo dei mezzi di soccorso. Discorso analogo per gli ospedali, i richiami della Fials per quanto riguarda l’Oncologico non si contano più, a Molfetta gli operatori hanno dovuto usare le buste nera della spazzatura al posto dei calzari, a Monopoli due sale operatorie nuove di zecca, allestite in 48 ore appositamente per le urgenze covid, sono state bloccate dal responsabile facente funzione perché la fornitura di tute ricevute non garantiva adeguata protezione da rischio biologico e sono state rispedite al mittente.

Sempre in tema di tute, in una nota inviata al Coordinatore del 118, Antonio Dibello, dal responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione Aziendale della Asl Bari, Nicola Sansolini, scrive: “Viste le schede tecniche della ditta Kleenguard mod.A40, si ritiene che le stesse di classe III° e di tipo 6 (EN13034) offre protezione contro l’esposizione a spruzzi di aerosol luquidi e schizzi leggeri. Pertanto – conclude Sansolini – non idonee all’utilizzo da parte degli operatori del 118. Possono essere usate come sotto camice”.

Sempre la Fials il 25 marzo ha scritto allo stesso Sansolini, a Dibello e al direttore generale della Asl, Antonio Sanguedolce: “Gli equipaggi delle postazioni SET 118 della Asl Ba- scrive il Segretario Generale, Piero Albenzio – mi segnalano gravi carenze di dpi necessari a fronteggiare il contagio da covid-19. Viene evidenziata la mancanza di tute sostituite con camici da sala operatoria, che per le attività del 118 non sono appropriate”.

Sarebbero infatti “palesemente inidonee in quanto lasciano completamente scoperta la testa. Mi viene evidenziata anche la mancanza di calzari oltre che la cronica carenza di mascherine FFP2 e FFP3”.

“Non sfugge la gravità della situazione – conclude Albenzio – nonché la  necessità di garantire agli operatori delle postazioni 118, compresi gli autisti dipendenti delle Associazioni di volontariato, il diritto alla sicurezza e alla salute nell’ambiente di lavoro”.