“Qua dentro non siamo tutelati nemmeno da Cristo”. Il commento, amaro, riassume in toto lo stato di medici, infermieri e operatori sociosanitari. Siamo all’ospedale Di Venere, a Carbonara, ma potremmo essere tranquillamente al Policlinico, al San Paolo, o qualunque altro nosocomio.

Personale in trincea. Sì, perché mentre per accedere ai piani alti della Direzione Generale della Asl, all’ex Cto sul lungomare Starita, bisogna passare sotto lo sguardo vigile e severo delle guardie giurate, altrove, in corsia, nei reparti, vale la legge della strada.

“Guardati le spalle quando cammini” racconta la donna di cui abbiamo camuffato la voce per garantirne l’incolumità, ripresa con la camera bassa “a quel punto li ho fatti entrare tutti. Si esponesse la direzione sanitaria”.

Le minacce ricevute dai parenti dei pazienti sono all’ordine del giorno, dalla visita oltre l’orario consentito alla pretesa di maggiore attenzione verso il proprio congiunto, senza dimenticare le continue aggressione ai soccorritori del 118.

Non ci vengano a dire che agli ingressi degli ospedali ci sono i vigilantes, e lasciamo perdere il punto di Polizia, chiunque può parcheggiare indisturbato al posto dei dializzati o bloccare una rampa col proprio macchinone, a dimostrazione che siamo nella terra di nessuno.