Spesso i combattenti si reclutano sui social network, come nel caso dei sei amici che abbiamo incontrato per caso oggi nelle vicinanze del Parco di Lama Balice. Eravamo andati a caccia di cinghiali e ci siamo ritrovati in mezzo a una guerra. A vederli da lontano, infatti, sembrano spietati mercenari, attrezzati di tutto punto.

Mimetizzati in mezzo alla vegetazione, stesi, in ginocchio o in piedi dietro il tronco di un grosso albero sono pronti a stendere il nemico. In pugno hanno pistole e fucili ad aria compressa. Male che ti vada ti ammacchi un po’, qualche livido sulle zone più vulnerabili di un corpo comunque protetto alla perfezione.

Si chiama softair, definito anche tiro tattico sportivo. È un’attivita basata su tecniche e tattiche di uso militare. Guai a confonderla con una rievocazione storica. I “sofgunners” sono agguerriti e pronti a tutto pur di stanare il nemico di turno. Per iniziare in sicurezza possono bastare 150-200 euro, se poi si decide di fare sul serio e acquistare attrezzatura di prima scelta, chicche di vario genere, il discorso cambia.

Il consiglio dei più esperti è quello di fare prima molta pratica. In tanti hanno iniziato per passione col metodo più classico: il fai da te, poi sono diventati degli esperti di tattiche, reperite anche su internet. In testa una piccola telecamera per riprendere tutte le performance, in modo da rivedersi e fare il punto su errori e possibili arguzie da mettere in campo durante il prossimo combattimento. Nel caso del nostro gruppo di sei combattenti, l’appuntamento è tutte le domeniche mattina alle 7.30. Si comincia presto e si va avanti per ore, fino a quando non ci si ammazza e resuscita almeno una decina di volte. E il gioco continua.