Il trambusto che ha fatto seguito alla notizia dell’apertura di un ristorante cinese all’interno delle mura storiche del Kursaal Santalucia non si placa. Tutt’altro. Cinzia e Antonella Buompastore hanno acceso un dibattito con l’amministrazione Decaro e l’assessore alle Culture Maselli attraverso post pubblicati su Facebook. Sempre attraverso il noto social network, riceviamo e pubblichiamo una lettera scritta da Fabrizio Buompastore, fratello “meno noto” di Cinzia e Antonella, che in un lungo racconto ci regala la propria opinione sulla faccenda. Un altro punto di vista e, soprattutto, spunti di riflessione davvero molto interessanti.

«Gentile Nicola, pochi conoscono l’esistenza di un terzo componente della famiglia Buompastore. Questo perché il mio nome e cognome, per mio volere ,sono associati più al mondo della tv, del cinema e del teatro che a quello “imprenditoriale barese”essendo io un attore. Chi mi conosce sa che difficilmente sono d’accordo con le “sorelle Buompastore”, come le chiamate voi. Anche in questo caso non mi trovo affatto con ciò che scrivono sui social e sulle testate come quella di cui tu fai parte. Ritengo sia opportuno intervenire questa volta perché si parla di cultura, arte e teatro. E credo sia giusto esprimere il mio pensiero.

Il problema qui è generazionale: facciamo un balzo indietro a 35 anni fa. Quando mio padre era in vita e faceva impresa ha costruito un impero come quasi tutti gli imprenditori di quell’epoca, e la classe politica di allora era diversa. La maggior parte di questi imprenditori veniva dalla fame vera. Mio padre, per esempio, veniva da un paesino, all’epoca sperduto, della Basilicata che si chiama Montescaglioso e se solo sapessi i racconti che con estremo piacere mi fa mio zio Rocco Buompastore potresti scrivere un film. Cosa che, non ti nascondo , sto pensando di fare io.

A quei tempi c’erano politici come l’onorevole Dalfino e non solo. Tutti lavoravano per creare una città di sostanza, e non di apparenza, tanto è vero che Bari era considerata la Milano del Sud. Anche all’epoca non era tutto rose e fiori, succedevano milioni di porcate, ma gli obbiettivi erano diversi. Per esempio, si tentava di forzare un po’ la mano per far nascere un teatro, non lo si faceva di certo per un ristorante cinese, che per chi non conoscesse la storia nascerà all’interno di un palazzo dichiarato indivisibile dalla Sovrintendenza ma poi venduto e diviso in parte. Poi accade che le persone muoiono e le nuove classi politiche, imprenditoriali e artistiche, che fino ad allora avevano vissuto bene per tutti i sacrifici fatti dalle classi precedenti si sentono in dovere di dire e fare, risultando però meno incisive efficaci e cazzute. Succede anche che si permette a un certo Silvio Maselli (poveretto, non è colpa sua, lo mettono in mezzo) di avere a che fare con la politica, con la settima arte e addirittura con la cultura. Prendono potere gente come Vendola, Emiliano e addirittura Decaro.

Vedi Nicola, quando ero piccolo, guardavo le partite del Bari seduto sulle ginocchia dell’onorevole Dalfino. Sentivo un sacco di discorsi. Casa mia era frequentata da imprenditori, politici e avvocati.  Anche quando c’erano idee contrastanti si metteva davanti la lealtà intellettuale. Era tutta gente che aveva fatto la fame, mica come noi adesso. Tutti pensano che un bambino sulle ginocchia di un adulto non ascolti, che non capisca. Invece un bambino è come una spugna, assorbe tutto ciò che sente. E ti posso garantire che se fossero in vita le persone di cui ho parlato, tutta questa gente non esisterebbe neanche. Probabilmente farebbero i venditori ambulanti, con tutto il rispetto di questi ultimi. Concludo: da Volonté a Zalone, da Dalfino a De Caro e Maselli, da Buompastore alle sorelle Buompastore. Ciò che accade è del tutto naturale. Purtroppo, la vita mangia la vita!»