Paolo Lizzadro, il medico sospeso il 21 aprile scorso dalla Asl di Bari, solo per coincidenza subito dopo l’uscita di un nostro articolo, potebbe tornare molto presto in servizio. Il professionista, del quale avevamo scoperto il curriculum criminale, è stato avvistato nell’ufficio del direttore sanitario dell’ospedale Perinei di Altamura, Alessandro Sansonetti, probabilmente per conoscere la data del suo reintegro al Pronto soccorso.

La notizia ha fatto presto il giro della struttura e il personale sanitario è tornato a preoccuparsi. Non avevamo trovato determine e delibere sulla sospensione, non ne troviamo in merito al suo reintegro. Medici, infermieri e operatori socio sanitari non lo vogliono, non sono tranquilli. Avevamo chiesto spiegazioni in merito all’opportunità di assumere Lizzadro, per sapere se non ci fosse incompatibile con disposizione di legge o con i requisiti utilizzati per la compilazione della graduatoria.

Quei chiarimenti non sono mai arrivati. Il silenzio significa forse che Lizzadro non è incompatibile? Il personale e gli utenti del nosocomio aspettano una risposta. Nella delibera del Direttore Generale n. 1594 del 12 agosto 2013, al punto 4 dei “requisiti generali”, c’è scritto che “Non bisogna aver riportato condanne penali o non avere procedimenti penali in corso che impediscano, ai sensi delle vigenti disposizioni in materia, la costituzione di rapporto di impiego con la Pubblica Amministrazione”. Forse è questo il caso.

LA STORIA DI LIZZADRO E LE DOMANDE SENZA RISPOSTA

Lizzadro, lo ricordiamo, il 10 luglio del 2014 era stato condannato in primo grado per violenza sessuale e lesioni. Nel suo passato anche il coinvolgimento in un’indagine per traffico internazionale di droga dopo che nel suo appartamento fu trovato un chilo e 700 grammi di cocaina. Fu anche arrestato nel 1988 a Lucera per porto abusivo d’arma.

Scavando ancora più a fondo tra le carte pubblicate online sui siti delle diverse Asl pugliesi – soprattutto in quella di Foggia e Bari – scopriamo che Lizzadro, nonostante i suoi precedenti, ha già lavorato in molte altre occasioni alle dipendenze della sanità regionale. Lo stesso medico sui profili dei suoi social network (Zorro su Badoo) scrive di aver avuto rapporti con le Asl di Bari, Foggia, Lecce, Taranto e Brindisi. Ma la storia è davvero avvincente.

Il primo caso è il più emblematico. A seguito della determina numero 391 del 4 marzo 2009, Paolo Lizzadro viene assunto agli Ospedali Riuniti di Foggia a tempo indeterminato. Poco dopo, però, se ne perdono le tracce. Sparisce in concomitanza della richiesta da parte dell’azienda ospedaliera di presentare tutta la documentazione prevista dal concorso e quindi anche il casellario giudiziario. Casellario giudiziario che non sarebbe mai arrivato. Il primo marzo del 2010, poi, Lizzadro si dimette come medico dal Pronto soccorso a Cerignola, sempre in provincia di Foggia.

E adesso torniamo alla nostra storia e all’assunzione al Pronto soccorso del Perinei. A marzo del 2014 Lizzadro viene assunto dalla Asl di Bari (il direttore generale era Mimmo Colasanto), con un contratto da libero professionista su richiesta dell’allora coordinatore del 118 Marco De Giosa. Un provvedimento indispensabile per la cronica mancanza di medici nei Punti di primo intervento territoriale di Noci, Ruvo di Puglia, Bitonto, Santeramo in Colle, Grumo Appula e Rutigliano. Il medico partecipò a un avviso pubblico e fu assegnato a Bitonto. A firmare il provvedimento furono il direttore delle Risorse del personale della Asl, Francesco Lippolis e la coordinatrice dell’area della Medicina convenzionata, Anna Maria Quaranta.

Lizzadro, però, così come negli ospedali di mezza Italia – abbiamo trovato tracce anche in Val D’Aosta -, è stato mandato via o se n’è andato prima della scadenza contrattuale. Evidentemente non è uno al quale piace mettere radici. Dopo pochi mesi dall’assunzione di Lizzadro, però, Marco De Giosa, imputato nel processo per le presunte irregolarità nell’assegnazione della postazione 118 di Ruvo di Puglia, andò in pensione. A sostituirlo fu Antonio Dibello, attuale coordinatore del 118 e direttore proprio del Pronto soccorso dell’Ospedale della Murgia, dove fino a ieri ha lavorato Lizzadro, il cui arrivo ha scombussolato l’intero reparto, portando tensione e timori per i suoi precedenti.

Dopo il clamore pare che Lizzadro sia stato sospeso, ma questo non intacca minimamente i dubbi su come, saltando di ospedale in ospedale, di Asl in Asl, nessuno, anche tra i direttori sanitari e amministrativi dei vari nosocomi, si sia mai accorto del suo passato. In questi giorni, infatti, facendo qualche telefonata e qualche domanda nei corridoi, siamo venuti a sapere che il passato del medico era noto a tutti. C’è un aspetto particolarmente paradossale in tutta questa vicenda, su cui, tra gli altri, crediamo sia necessario che la magistratura metta il naso. Leggerezza o coperture?

In qualità di facente funzione ad interim del 118 barese, Antonio Dibello avallò la scelta di rescindere senza fronzoli il contratto di Lizzadro, perché una collega, a luglio del 2014, denunciò come si assentasse dal lavoro (a Bitonto) senza essere nemmeno raggiungibile al telefono, salvo scoprire che era in ferie ma che aveva dimenticato di comunicarlo. Non sappiamo se, come in passato, la località prescelta per il relax fosse stata la Colombia, una delle sue mete preferite. Dibello e diverse altre persone in più Asl della Puglia, dunque, conoscevano bene il passato del medico che ora sarebbe stato sbattuto fuori.

In considerazione dei precedenti penali e di una reputazione da assenteista, verificata personalmente dallo stesso Dibello, ci chiediamo perché Lizzadro sarebbe rimasto al suo posto se noi non ne avessimo scoperto passato e precedenti. Una cosa è certa: adesso tutti sanno chi è Paolo Lizzadro e quindi speriamo, una volta per tutte, che il professionista non lavori più in nessuna delle Asl pugliesi.