Hussein Abdelhadi ha 32 anni ed è nato in Niger. La sua storia è lunga e travagliata, come il viaggio che lo ha portato in Italia, a Bari. Dopo essere stato ospite nella struttura dell’ex Set, grazie al progetto del Comune di Bari “Essere comunità – reti solidali per l’inclusione”, adesso Hussein ha una nuova famiglia. È infatti il secondo migrante ad aver trovato una casa, tutto per merito della sensibilità di tre persone che lo hanno accolto a braccia aperte nel loro appartamento al quartiere Japigia.

Siamo andati a trovarlo nel suo primo giorno in famiglia, è ancora spaesato e timido ma non nasconde il suo grande sorriso e l’immensa emozione nel poter iniziare finalmente una nuova vita. Ed è bastato il passo in avanti di due persone, marito e moglie, per sensibilizzare i tanti baresi che hanno voluto regalare i propri vestiti a Hussein. Così come si sono fatti avanti anche dei medici che in maniera del tutto gratuita hanno deciso di risolvere i problemi fisici del giovane nigerino. Ma gratuito è anche l’affido del progetto Essere comunità. La famiglia che gli ha aperto le porte di casa, infatti, non prende soldi per il mantenimento del 32enne, così come si era inizialmente pensato. Hussein è diventato quindi il secondo figlio per questa splendida famiglia barese e resterà nella sua nuova casa finché vorrà, anche per sempre.

Sono ancora tanti i migranti che hanno bisogno di aiuto. Quella di Husseinè la seconda esperienza di affiancamento e ospitalità nell’ambito del programma “Essere comunità”, promosso dall’assessorato al Welfare. “La rete si allarga – dichiara l’assessore Francesca Bottalico – con una seconda famiglia e con nuove realtà e singoli cittadini disponibili a condividere e dar forza al nostro progetto di accoglienza fondato sulla reciprocità, la solidarietà e la gratuità. Questo risultato ci spinge a credere che questa strada sia percorribile anche grazie alla sensibilità di tante persone che si sta manifestando in forme differenti, come dimostra l’iniziativa avviata in collaborazione con la parrocchia di San Marcello che ci consentirà di accogliere neo maggiorenni in uscita dalle comunità per completare il loro percorso di autonomia e favorirne l’inclusione sociale. Vorrei ringraziare non solo le famiglie che hanno voluto aderire al percorso di accoglienza ma anche l’equipe di supporto, composta da operatori dei progetti SPRAR e della cooperativa Gea, per il grande impegno che ci mettono, a titolo assolutamente gratuito. Un ringraziamento particolare al personale dell’ufficio Immigrazione, che ha accettato di condividere questa nuova sfida”.