L’iniziale testa a testa tra il Presidente uscente, Michele Emiliano, e lo sfidante del centrodestra unito, Raffaele Fitto, ha lasciato ben presto spazio a proiezioni a senso unico, tanto da spingere gli esponenti di peso della coalizione di centrosinistra, ad analisi del voto anzi tempo.

In diretta televisiva l’uomo fidato di Emiliano, Giovanni Procacci, ha chiamato espressamente in causa Giorgia Meloni e lo sfidante Fitto alle proprie responsabilità: “Non possono certo scappare dalla Puglia, devono spiegare il fallimento del loro progetto”. Affermazioni senza possibili interpretazioni, quando ancora erano le 19:30 e le sezioni scrutinate ufficialmente erano meno di 40.

Da più parti si parla apertamente di voto disgiunto quale fattore discriminante sull’esito delle votazioni. Del resto lo stesso Emiliano, nelle ultime settimane di campagna elettorale, si è appellato più volte agli elettori del Movimento 5Stelle.

Dentro e fuori dai palazzi della politica, in realtà, si parla apertamente di strategia ad ampio raggio, Emiliano, questa la tesi dei suoi avversari politici, ha imbarcato chiunque, a partire dagli acerrimi ex nemici, diventati improvvisamente consiglieri, presidenti di società pubbliche, dirigenti di agenzie regionali.

L’imprevisto, nei piani del Presidente, probabilmente si chiama covid. Nessuno poteva immaginare la pandemia, né il peso che avrebbe potuto avere sulla chiamata alle urne. Proclami di facciata a parte, la gestione dell’emergenza ha certamente influito. Al solito, come tutte le cose che riguardano la politica, le tesi contrapposte erano due: se vince, è per il covid; se perde, è per il covid.

Probabilmente, ancora una volta, Michele Emiliano si è dimostrato fine stratega. Ha saputo guardare da una parte all’altra tenendo sempre bene a mente l’obiettivo finale, il risultato da raggiungere a qualunque costo, in barba agli stessi avversari comparsi all’orizzonte dal centrosinistra, quell’Ivan Scalfarotto schierato con l’obiettivo dichiarato di far perdere il presidente uscente.

Discorso diverso per Raffaele Fitto. La sua campagna elettorale, onestamente, si è vista poco, pochissimo. Scialba, fiacca, assolutamente incapace di scaldare gli animi e arrivare alla pancia degli elettori.

Più di tutto, Fitto non è riuscito a scrollarsi di dosso il ricordo di quanto fatto nel suo primo e unico mandato da presidente di Regione. Certo erano altri tempi, ma in questo senso la propaganda del centrosinistra è stata bravissima a rinfrescare la memoria dei pugliesi. Lui, di certo, è il vero sconfitto in una partita che per molti versi sembrava già vinta in partenza. Quei nastri di partenza da cui, in realtà, Fitto non sembra essersi mai staccato.

“Il popolo pugliese ci ha perdonato le tante cose che avremmo potuto fare meglio” ha detto Emiliano alle 20:08, circondato da Antonio Decaro, Marco Lacarra e il ministro Boccia. “Ci sono stati momenti durissimi in cui ci siamo sentiti in grande isolamento, in cui abbiamo capito di dover spiegare le cose che sembrano evaporate nell’aria. A Fitto faccio i complimenti si è dimostrato un avversario durissimo, che sa fare campagna elettorale. Aver superato questa prova non è stato affatto facile”.