La campagna referendaria, in vista del voto del prossimo 4 dicembre, impone prese di posizione nette. Mentre alla Regione i piddini si spaccano, al Comune di Bari si assiste ad un appiattimento sulle posizioni di Renzi e del Sindaco di Bari, ad eccezione del NO convinto di Pasquale Di Rella, presidente del Consiglio Comunale. Non un No ammiccante a Emiliano, ma la ferma convinzione che la Costituzione, per molti validi motivi, non possa essere stravolta.

Innanzitutto, perché la riforma risulta confezionata da un Parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale dalla Consulta e proposta da un Governo che, alle elezioni politiche del 2013, non ha certamente ottenuto legittimazione popolare. La contrarietà all’allineamento del Presidente Di Rella, impegnato attivamente nella campagna referendaria per il NO, rappresenta l’ennesima prova di indipendenza dai diktat di ogni genere.

Presidente Di Rella, perché votare NO e sposare la posizione più complicata, anche in considerazione del privilegiato rapporto tra Decaro e Renzi?
Nel caso dovesse vincere il Sì alle prossime elezioni politiche, il combinato diposto di riforma costituzionale ed Italicum consegnerebbe nelle mani del Segretario del partito vincitore un potere che non ha precedenti nella storia della Repubblica Italiana. Tanto potere nelle mani di una sola persona mi spaventa.

Quello su cui il Comitato del Sì punta molto è la riduzione dei costi della politica. In questo momento è ciò che interessa alla gente. Vota NO proprio lei che è stato l’unico del PD a ridursi lo stipendio del 5%?
La riduzione dei costi della politica previsti dalla riforma costituzionale, è irrisoria e certamente inferiore rispetto a quella che si riuscirebbe a coseguire semplicemente con un taglio lineare dei compensi dei politici, dai parlamentari in giù. Io ho offerto volentieri il mio contributo al risparmio di denaro pubblico e sarei disposto a molto di più se il mio esempio fosse finalmente condiviso da chi percepisce indennità pari o superiori alla mia.

A Bari, come nel resto del Paese, il decentramento amministrativo è rimasto solo sulla carta.
Anche per questo voto NO. Per decenni tutti hanno condiviso la necessità di un maggiore decentramento amministrativo. La riforma cancella la competenza regionale su alcune materie strategiche per la valorizzazione del territorio, svilendo le peculiarità di ciascuna realtà locale.

A proposito di potere nelle mani di un uomo, un aspetto interessante del referendum è quello relativo ai cambiamenti nella presentazione delle leggi di iniziativa popolare.
La politica e le istituzioni sono lontane dai cittadini: non si promuove certamente un riavvicinamento aumentando da 50.000 a 150.000 le firme necessarie per la presentazione di una legge di iniziativa popolare. La partecipazione popolare alla produzione di buone leggi è resa sostanzialmente impossibile.

La sua opinione sui Senatori non eletti direttamente dai cittadini?
Consiglieri regionali e Sindaci sono gravati da compiti delicati e gravosi. I Senatori della Repubblica lo saranno altrettanto. Non ritengo si fornisca un buon servizio alla comunità amministrata attravarso questo doppio incarico. Non sono contro nessuno; sono a favore della Costituzione e dell’equilibrio –anche sostanziale- tra “poteri” che questa riforma stravolge. Queste le ragioni per cui voto ed invito a votare NO.