Lo scossone provocato dalle dimissioni e da certe dichiarazioni dell’ex presidente della Fondazione Petruzzelli, Gianrico Carofiglio, hanno scatenato la solita bagarre politica e tirato nuovamente dentro la gestione del Petruzzelli targata Emiliano, ai tempi in cui era sindaco di Bari. L’ultimo affondo è di Ignazio Zullo, presidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti alla Regione Puglia. Certo è che una dichiarazione del governatore Emiliano sarebbe auspicabile, anche per riuscire una volta per tutte a fare chiarezza sulle vere responsabilità che si celano dietro le condizioni economiche e morali disastrose in cui è stato ridotto il glorioso teatro cittadino. Aprire le casse per elargire soldi pubblici – evidentemente sottratti ad altro – non è sufficiente.

L’AFFONDO DI ZULLO – Abbiamo atteso 24 ore, convinti che il presidente Emiliano avrebbe parlato e, invece, nulla. Consideriamo per tanto inaccettabile il comportamento di Emiliano, che obbedisce a quel “Emiliano è meglio che stia zitto” detto e scandito dall’ex pm ed ex presidente della Fondazione, Gianrico Carofiglio.

Un pubblico amministratore, peraltro della caratura di Emiliano, fautore della partecipazione dei cittadini tanto da volerla decretare con legge, ha il dovere di rendere conto del suo operato come Presidente della Fondazione quando ricopriva la carica di Sindaco di Bari. La gente ha sete di conoscenza e vorrebbe capire come mai Carofiglio in pochi mesi scoperchia il vaso di Pandora della scandalosa gestione della Fondazione Petruzzelli, che ha portato all’inchiesta penale, mentre durante il periodo di presidenza Emiliano tutte quelle condotte si mettevano in atto senza che nessuno se ne accorgesse.

Vi è una diversità tra i due ex pm che non è nei contenuti tecnico-professionali, ma di obiettivi di vita e di vedute: Carofiglio non doveva, come presidente della Fondazione, candidarsi in una competizione elettorale a differenza di Emiliano che, invece, si preparava alla scalata della Regione. Del resto, le dichiarazioni di Carofiglio richiamano alla mente quelle di Fuortes e Nastasi (sui quali c’è molto da dire e in parte abbiamo detto ndr.), che hanno richiamato analoghe responsabilità in capo a Emiliano con riferimento alla gestione di assunzioni che hanno inginocchiato la Fondazione ed anche su questo la collettività ha il diritto di sapere e per questo ho presentato giorni fa un’interrogazione che é ancora inevasa.

Insomma, l’obbedienza di Emiliano a quel “è meglio che stia zitto”, è un silenzio che fa male alla Fondazione stessa, alla Cultura barese, a chi avrà il coraggio di assumersi le responsabilità di gestire questa fase senza averla causata. Abbiamo bisogno di recuperare credibilità nella politica, nella PA e nelle Istituzioni, perciò non è il momento di stare zitti. È, invece, il momento di parlare, di fare definitivamente chiarezza con lealtà verso il popolo elettore che poi è fatto di contribuenti.