La condivisione del nostro articolo sull’ennesima aggressione a un’autista dell’Amtab che Giacomo Olivieri, presidente di Realtà Italia, ha postato sulla sua pagina Facebook, ha scatenato il putiferio, probabilmente più dello sfacelo del centrodestra e delle opposizioni. In molti hanno interpretato quel post e quello successivo come la sfiducia di Realtà Italia al sindaco Antonio Decaro. Mercoledì il partito si incontrerà nuovamente, dopo il chiarimento con il consigliere Giuseppe Di Giorgio, per fare il punto sulla delicata situazione politica. Sui quotidiani impazzano le interpretazioni sulle uscite social di Giacomo Olivieri, che precisa: «Decaro non preoccuparti della fiducia di Realtà Italia, quanto di quella dei cittadini, è a loro che devi chiedere scusa». Il presidente di Realtà Italia non si è sottratto alle nostre domande.

Presidente Olivieri, la semplice condivisione di un nostro articolo sulla sua pagina Facebook ha scatenato un autentico polverone. Invita il sindaco Decaro a chiedere scusa agli autisti dell’Amtab e ai baresi. Da questo si è pensato alla sfiducia di Realtà Italia al primo cittadino, ma qual è la verità?
Guardi direttore, fossi in Decaro mi preoccuperei più del fatto che un post, senza neppure essere rilanciato a dovere, sia stato letto e condiviso migliaia di volte. Fossi in lui mi preoccuperei più della percezione che i baresi hanno del proprio sindaco e della città. Solo dopo mi farei un cruccio del fatto che il post lo abbia fatto Giacomo Olivieri, con le eventuali conseguenze politiche che questo può causare.

Si è pentito di aver contribuito in maniera determinante all’elezione di Decaro? Con il 6% avrebbe potuto forse capovolgere l’esito delle elezioni.
Ognuno fa degli errori. Sicuramente conoscendolo meglio, non lo avrei sostenuto. Dalla mia ho l’attenuante di aver conosciuto Decaro come consigliere regionale, capogruppo del PD. È abilissimo a tessere relazioni, secondo me sarebbe un ottimo sottosegretario, un ottimo ministro, però non è affar suo fare il sindaco di Bari. Non riesce a tirar fuori dalle secche la città di Bari. Di questo, purtroppo, ci siamo accorti in questi due anni e per come sono andate alcune cose. Il mio compito attualmente è quello di aiutarlo a tirar fuori gli attributi per governare bene Bari nel periodo che rimane. Se continuo a nascondere la polvere sotto il tappeto faccio del male a Decaro, a noi di Realtà Italia, a me Giacomo Olivieri, ma anche ai miei figli e soprattutto ai cittadini baresi.

Raccoglierà le firme per la sfiducia del sindaco?
Sono una persona che appartiene alla generazione che le cose le aggiusta e non le butta. Il problema non è raccogliere firme per la sfiducia, ma quello di aggiustare il tiro. In questo momento il sindaco Decaro si deve preoccupare delle reazioni dei baresi, non di quelle dei consiglieri comunali. Certamente non ho intenzione di perdere il mio tempo a farlo sfiduciare, considerando anche che i numeri non ci sono.

Mercoledì prossimo avete una riunione di partito importante.
Non ci sarà più l’ordine di scuderia di votare necessariamente a sostegno dell’amministrazione. Ogni consigliere comunale si farà il suo esame di coscienza, anche nel rimanere in aula e deciderà cosa fare. Io non li obbligherò più come ho fatto fino ad oggi, anche perché ho sempre detto che i nostri consiglieri comunali sono persone pensanti e non sono al guinzaglio di Giacomo Olivieri e né penso che andranno al guinzaglio di Antonio Decaro. Il sindaco quando sbaglia deve imparare a chiedere scusa. Saper chiedere scusa è un atto apprezzato, che ricuce il rapporto tra l’amministrazione e il cittadino. Inveire contro il cittadino, invece, è un inutile atto di forza, come sparare su un ferito. È questo il punto.

Le ipotesi sul mal di pancia sono tante e ovviamente non mancano gli assertori del male dipeso dalla mancata assegnazione di una poltrona, calcolato che il sindaco nomina chi gli pare senza tenere conto delle indicazioni degli alleati. La verità è questa?
Una conseguenza c’è. Chi decide di fare nomine a persone di fiducia o dirigenti di fiducia senza ascoltare gli alleati o coloro che lo hanno aiutato, è chiaro che si assume completamente le proprie responsabilità. Non ci può levare anche il diritto di critica. Se decidi di nominare da solo quella persona, perché da solo ti fidi di quella persona, gli alleati possono criticare quella scelta se poi non si rivela efficiente. Chi conosce la mia storia sa che non tengo alle poltrone. Mi sono dimesso dalla carica di Consigliere Regionale, unico in Italia, perché in quel momento desideravo fare gruppo, lasciare spazio a chi voleva fare politica. Proprio io che la poltrona l’ho lasciata non posso avere attacchi del genere. Ho fatto uno dei tre anni di mandato alla presidenza della Multiservizi completamente a titolo gratuito, proprio per dare l’esempio e far ripartire l’azienda. Il sindaco Decaro non tiene conto di tutto questo, anzi dimostra ingratidudine e quindi non possono che esseci delle frizioni.

Arrivando al nocciolo della questione, non ha paura che il sindaco possa sbattere fuori dall’esecutivo l’assessore Brandi?
Non scherziamo direttore, Brandi non è un professionista della politica. Brandi ha un suo lavoro, è un cancelliere della Procura. Se il sindaco dovesse ritirare la delega, Brandi tornerebbe a fare egregiamente il suo lavoro. Brandi è stato scelto dal sindaco in una rosa di nomi per la sua alta professionalità, poi nominato vicesindato sul campo. Non mi faccio ricattare, non vendo i baresi in cambio di una delega. Se Decaro mi dovesse offrire un altro assessorato non risolverebbe la questione. Il problema è fra Decaro e i baresi e non vogliamo essere complici del delitto che si sta perpetrando.

Presidente, come finirà questa storia?
Non ci sarà un lieto fine o una conclusione in tragedia. È solo un tentativo di migliorare la gestione dell’amministrazione pubblica della città. Punto. Sono da stimolo. Durante la campagna elettorale c’era il tormentone #chiamadecaro. A un certo punto il sindaco ha deciso di ricorrere ai videomessaggi e di staccare l’utenza telefonica. L’esortazione che faccio sulle pagine de ilquotidianoitaliano.it, è quella di cercare di affrontare il rapporto con i cittadini in modo diverso. Gli errori che si fanno vanno riconosciuti.

Parla continuamente di errori, ma quali sono? E perché ne parla solo adesso?
Sono due anni che cerchiamo di costruire insieme qualcosa. A me interessa che il mio programma da candidato alle primarie contro Decaro e il programma di Realtà Italia venga rispettato. L’errore principale è quello di non preoccuparsi delle periferie. Il quartiere San Pio è riconosciuto da sempre come l’emblema dei quartieri dimenticati. Il suggerimento è stato quello da due anni di andare a presidiare quel quartiere. Che fine hanno fatto le giunte territoriali? Sono state semplicemente una vetrina per i primi mesi, ma quelle delle giunte itineranti era un’idea che avevo sostenuto ed era quella vincente. Essere a San Pio con la giunta, in modo che alcuni assessori potessero toccare con mano i problemi ed eventualmente porre rimedio, era fondamentale. Obbligare i vari assessori al raggiungimento di un obiettivo, tornando dopo sei mesi a rifare la giunta territoriale nel quartiere per valutare lo stato di avanzamento della riqualificazione. Ecco cosa bisognava fare. Giocare a calcio con i ragazzi del quartiere San Pio oggi è ipocrita. L’ipocrisia di andare a trovare la moglie del morto sparato di quel quartiere e poi non presentare nulla di concreto alla città non è condivisibile. Nei quartieri si va sempre, non solo quando c’è un morto ammazzato. Per non parlare della scelta tardiva di cambiare il comandante dei Vigili Urbani. Tutto a un tratto, con la nomina di Marzulli, la città si scopre presidiata, si fanno le multe anche sugli autobus. I 18mila biglietti in più non sono una vittoria. È normale che si continui a fare biglietti e a incassare. Dobbiamo fare cose straordinarie per recuperare la fiducia dei baresi, non basta vantarsi dell’ordinaria amministrazione, per di più fatta con due anni di ritardo. Anche per questo c’è da chiedere scusa alla cittadinanza.

In questi mesi ha subito un attacco mediatico su più fronti, anche su quello relativo alla gestione della Multiservizi. Quanto incide tutto questo nel giudizio sull’operato del sindaco?
Non ho la potenza di fuoco che ha il sindaco. È chiaro che c’è stata una campagna mediatica pressante per molti giorni, falsando un po’ la verità su alcune cose. Il sindaco deve inziare a vedere cosa accade in tutte le aziende. Io rivendico l’adeguamento degli stipendi alla Multiservizi perché erano posizioni di cause in corso, che si sarebbero intraprese. Non capisco perché non si dia la stessa evidenza alle promozioni dell’Amtab. Le 54 promozioni su 80 all’Amgas. La radiografia deve essere completa e non strumentale. Purtroppo per Decaro i cittadini non hanno più l’anello al naso.

Olivieri sosteneva già la giunta Emiliano, aveva il suo assessore di riferimento in Gennaro Palmiotti. Qual è la differenza tra Emiliano e Decaro?
Emiliano faceva sicuramente meno videomessaggi, meno politica dell’annuncio, ma se diceva a qualcuno ti prendo a calci lo faceva effettivamente. Decaro ottiene l’effetto contrario quando chiede qualcosa a qualcuno con un videomessaggio: vedi la minaccia ai teppisti che si scagliano contro gli autisti dell’Amtab. Gli episodi, invece, si ripetono. C’è una differenza nella trasmissione della percezione della sicurezza. Con tutti i suoi pregi e difetti, Emiliano riusciva a trasmetterla, al contrario di Decaro che fa danni ogni volta che pubblica un suo videomessaggio.

Per concludere?
Semplicemente rilanciamo l’hashtag #sindacochiediscusa