«Sinceramente ho bisogno di tranquillizzarmi, di rilassarmi due o tre giorni perché sono molto agitato, questa storia mi sta distruggendo». Accetta di parlare con noi l’autista dell’Amtab il cui licenziamento ha fatto molto scalpore, ma della telecamera non vuole proprio sapere. «Lo faccio anche per i miei colleghi, perché non vorrei fare casino e non vorrei che si trovassero nei guai».

Della sua storia se ne sta parlando e ancora se ne parlerà, ma stando a quanto ci dice, le cose stanno in maniera diversa.

«Mio figlio ha 8 anni, l’ho portato da uno specialista perché a scuola ci dicevano che qualcosa non andava e in effetti così è risultato: non cresce abbastanza, secondo il medico mio figlio sembra che abbia 5 anni. L’ho accompagnato io alla visita, mia moglie è casalinga e non ha la patente, siamo entrambi figli unici e viviamo a Quasano. Da lì non ci sono molti mezzi per spostarsi. Tutte le mattine veniamo a Bari, accompagno mia moglie da mio suocero, e poi vado a lavorare. Quando c’è stato bisogno di portare il bambino dal medico, ho chiesto un giorno di congedo. Al ritorno in azienda ho presentato il certificato medico della visita, ma l’Amtab non lo ha ritenuto valido e mi ha licenziato così, senza nemmeno i tre mesi di preavviso come prevede la procedura».

Alla base del suo licenziamento ci sono numerose assenze ingiustificate: «Due anni fa mio figlio si è tagliato un braccio, gli hanno messo moltissimi punti e ha dovuto fare 20 giorni di fisioterapia. L’ho accompagnato ogni volta e ho presentato l’attestazione del medico da cui risultava la mia presenza. L’azienda mi ha riconosciuto solo 10 giorni, per gli altri 10 sono stato punito e multato».

Durante il racconto si interrompe spesso, prende fiato, da una parte la voglia di raccontare, dall’altra la paura di provocare reazioni che peggiorino ulteriormente la situazione.

«Se avessi preso 365 giorni di ferie allora sarebbe stato giusto mandarmi via, ma non ho fatto niente contro la Legge. Ora non so che fare».