Non abbiamo scritto le parole migrante, extracomunitario o immigrato nel titolo, tanto per non urtare la solidarietà incondizionata di qualcuno e le facili ire degli altri. Il fatto, però, non ammette dubbi. In un locale di via Ravanas, al quartiere Libertà, un nutrito gruppo di uomini, donne e bambini fanno festa. Niente di male, non fosse per qualche intemperanza, i rifiuti lasciati per strada e la musica a palla. Sono le 14.30.

Una quindicina di minuti dopo interviene una pattuglia della Polizia Locale, chiamata dagli esasperati residenti della zona. Il chiasso diminuisce, ma solo fino a quando gli uomini della Municipale non si sono rimessi in sella alle proprie moto. In quel preciso momento la festa continua, come ogni domenica pomeriggio.

Cosa c’entra il razzismo di cui ingiustamente spesso veniamo accusati con la mancanza delle più elementari regole di civile convivenza? E non ci riferiamo a quella fra popoli, ma di buon vicinato. Solo due giorni fa eravamo stati nello stesso quartiere, non molto distanti dai bagordi domenical-pomeridiani a caccia di due ladri di auto, purosangue baresi. Qualche settimana prima eravamo stati in piazza Risorgimento per segnalare come ragazzini maleducati, bianchi e neri per una perfetta integrazione, non chiedessero scusa neppure quando prendevano a pallonate passanti e saracinesche.

Le baggianate raccontateci da chi vuole chiudere i porti, ma allo stesso tempo le difese a prescindere di chi fa finta di niente, ci stanno portando a confondere sentimenti di sdegno per le azioni in se stesse, con l’odio nei confronti di chi quelle azioni le commette. Un po’ di buonsenso non guasterebbe, così come farebbe bene una convivenza rispettosa fra quanti vivono nello stesso palazzo o sulla stessa strada. E ora scatenate pure le vostre frustrazioni.