Gli “ospiti” buttati nelle tende all’ex Set in attesa di tempi migliori sono scensi in piazza, quella che di nome fa Libertà. Una protesta ampiamente annuncata da un appello inviato a fine settembre e protocollato il 4 novembre, seppure qualcuno continui a cadere dal pero. Le richieste dei migrandi sono particolarmente esigenti. Vogliono un posto dignitoso in cui vivere e persino un lavoro per mantenersi. Non ce n’è per gli italiani, figuriamoci per loro.

Dalla piazza al Palazzo, il passo per incontrare l’assessore al Welfare del Comune di Bari, Francesca Bottalico, è brevissimo. Lei, l’assessore, ha spiegato che di queste cose se ne occupa il sindaco. È lui che deve prendere una decisione. Povero Antonio Decaro, tutto nelle sue mani, anche la scelta di stabilire se tutta questa gente dovrà essere ghettizzata. Ormai sono italiani. Quando chiedi a qualcuno di loro: Where are you from? Da dove vieni? Ti risponde: from Cara, dal cara. Mica dicono dalla Liberia, dalla Nigeria o per esempio dal Pakistan.

Gli appelli delle associazioni che lottano per i diritti di questi poveracci vengono accolti diversamente a seconda dell’interlocutore. Gli ospiti dall’ex Set andranno a gruppi di 6 in container di 20 metri quadri ciascuno, piazzati alla zona industriale di Bari, per un costo di soldi pubblici di circa 1 milione e 600mila euro. Se poi sono i diretti interessati a chiedere risposte certe, sventolando i documenti che testimoniano le loro condizioni di aventi diritto al minimo sindacale, il discorso cambia, s’interrompe. Si cerca di prendere un tempo che non c’è più ormai. Ora quei poveri neri si accontentano di una risposta certa in occasione dell’incontro in programma con il primo cittadino mercoledì prossimo.

Dentro i container o in uno dei tanti palazzoni abbandonati che ristrutturerebbero con le proprie forze? La domanda è lecita. Cortese sarebbe non rimandare oltremodo. E non parliamo di una risposta fritta e mangiata come quella di aprire Villa Roth a circa 25 persone – un paio di nuclei familiari dell’ex Set – arrivata solo dopo la visita disgustata di Giulia Strada, figlia del Gino di Emergency.

L’attesa non giova a nessuno. Non giova ai migranti, non giova agli amministratori, ma nemmeno ai residenti, anche a quelli che non sono razzisti, però è meglio che quella gente venga confinata alla zona industriale perché in questo caso i soldi pubblici sarebbero spesi bene.