Se fossimo tardati nell’arrivo, anche di poco, ci sarebbe stata una tragedia“. Queste parole del comandante della Life Support, Domenico Pugliese, descrivono l’epilogo che avrebbe potuto avere il viaggio di 105 migranti, soccorsi dalla nave di Emergency in acque internazionali di fronte alla Libia. Tra i migranti tratti in salvo, 59 sono uomini, 16 donne, di cui una al settimo mese di gravidanza, e 30 minori, di cui 24 non accompagnati. Il più piccolo ha solamente 2 anni. Come spiega Emergency, l’operazione di salvataggio ha richiesto 3 ore a causa della complessità della situazione. La nave di Life Support approderà domani al porto di Brindisi alle ore 8:30.

Il quadro della gravità delle operazioni di soccorso emerge dalle parole del comandante: “Il natante, di soli 12 metri, aveva a bordo 105 persone, imbarcava già acqua, aveva il motore in avaria e le condizioni meteo marine erano in peggioramento“. La testimonianza di un migrante della Costa d’Avorio fornisce invece i dettagli delle condizioni del viaggio: “Eravamo su un’imbarcazione molto piccola. Il motore non funzionava più e stavamo imbarcando acqua. Era notte, eravamo tutti bagnati e intorno a noi solo buio. Ho pensato che non ce l’avremmo fatta. Ho pregato per tutte le persone che erano con me e ho pensato tutto il tempo alla mia famiglia e a Marianne, la donna che amo, che è rimasta nel nostro paese“.

Al momento le condizioni delle persone soccorse sono buone e vengono meglio descritte dal responsabile sanitario della missione Roberto Maccaroni: “Tra le persone soccorse ci sono molti casi di disidratazione e di ustione dovuti alla miscela di acqua marina e carburante. I superstiti sono partiti dalle coste libiche già debilitati e hanno affrontato un viaggio di 12/14 ore senza bere. Abbiamo visto segni fisici che testimoniano episodi di tortura. Il nostro ruolo di sanitari non è solo prenderci cura della patologia attualmente presente, ma anche rilevare e comunicare la presenza di traumi pregressi riferibili alle violenze subite“.