Se fosse una barzelletta sull’influenza partirebbe alla vecchia maniera: ci sono un medico di famiglia, uno dell’Osservatorio epidemiologico regionale e l’altro dell’Isituto Superiore di Sanità. Per il primo il picco dell’influenza è superato; per il secondo sta per arrivare. Per quello dell’Osservatorio, invece, ci siamo dentro. Ad ascoltare la conversazione tra i tre c’è un giornalista, che a sua volta deve riferire e rassicurare i lettori del suo giornale.

In appena 24 ore il giornalista ha scritto tre versioni diverse della stessa storia, finendo nel mirino di centinaia e centinaia di lettori confusi e raffreddati. Ognuno difende i propri dati e le proprie osservazioni. Il giornalista s’affanna per cercare di capire cosa stia succedendo. Intanto i Pronto soccorso sono in affanno e alcuni ospedali bloccano i ricoveri che non passano dai Pronto soccorso.

Persino la moglie del giornalista è a letto con febbre alta e dolori articolari. È stata colpita anche lei dal picco influenzale, ma nessuno dei tre medici se n’è accorto, perché ancora alle prese con la loro conversazione.

Ma non fa ridere questa barzelletta, direte voi. Effettivamente no, ma c’è una morale. Non resta che beccarci l’influenza e affrontarla come facevano i nostri padri e i padri dei nostri padri prima di loro, oggi con la possibilità in più di vaccinarsi nel caso si appartenga a una categoria a rischio, sempre che ancora valga la pena farlo perché il picco è superato, o forse no. Anche il virus è confuso.